La Nuova Sardegna

Olbia

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Costa Smeralda, la Cassazione conferma dissequestro beni

Una veduta di Porto Cervo
Una veduta di Porto Cervo

La Procura aveva bloccato 13 milioni a un manager di Porto Cervo per la vendita al Qatar, l'ipotesi di accusa era di evasione fiscale

17 settembre 2015
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OLBIA. La Corte di Cassazione conferma il dissequestro dei beni disposto dal Tribunale del riesame di Tempio sui beni dell'avvocato Stefano Morri, indagato dalla Procura per la presunta evasione fiscale contestata nell'ambito dell'inchiesta sulla vendita della Costa Smeralda. Il procuratore Domenico Fiordalisi nel marzo 2015 aveva presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza del Tribunale del riesame che aveva disposto la revoca del sequestro di beni per 13 milioni di euro, in un primo momento disposto dal Gip di Tempio, su richiesta del procuratore Fiordalisi, nei confronti dell'avvocato Morri per presunta evasione fiscale nella vendita della Costa Smeralda. Nel provvedimento che portò al sequestro dei beni, Fiordalisi sostenne che Morri fosse l'«amministratore di fatto» della Colony Sardegna, società che faceva capo a Tom Barrack: da qui il congelamento di beni e denaro contante per oltre 13 milioni di euro, poi revocato dal collegio del Riesame, secondo il quale, invece, nella tesi accusatoria mancava la dimostrazione dell'accusa.

La Cassazione ha oggi rigettato il ricorso del procuratore Fiordalisi, confermando il dissequestro di immobili, conti correnti, auto e moto appartenenti al professionista, assistito dagli avvocati Agostinangelo Marras e Giovanni Alicò. Il patrimonio della Sardegna Resorts passò dalla Colony Capital di Barrack al Fondo sovrano del Qatar, ed è su questo passaggio che la Procura di Tempio ipotizza che ci sia stata un'evasione fiscale. «La sentenza odierna deve riportare ad una rivisitazione, anche sul piano fiscale, dell'intera indagine», ha commentato l'avvocato Marras.

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