La Nuova Sardegna

Olbia

2013. La Sardegna sommersa dal fango

di Serena Lullia
2013. La Sardegna sommersa dal fango

Diciannove le vittime della spaventosa alluvione. Il 18 novembre una pioggia mai vista: il ciclone Cleopatra travolge tutto. Tra Olbia, Nuoro e Oristano famiglie distrutte in poche ore

29 novembre 2021
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Inghiottite dal mare di fango. 19 vite spezzate in una notte, travolte dai flutti dell'alluvione. Dopo un anno il dolore si è trasformato in rabbia. Dopo un anno il dolore è diventato paura. Appena il cielo si copre di nero e cadono le prime gocce di pioggia la mente ritorna al 18 novembre del 2013. Quando la Sardegna è stata travolta da onde di acqua e terra. La Gallura ha pagato il prezzo più alto. 13 croci, nove a Olbia e quattro ad Arzachena. Sei tra la Barbagia e l’Oristanese. La marea di fango in poche ore travolge tutto quello che trova sul suo cammino: case, ponti, strade, auto e vite umane.

Quando Cleopatra ha già trasformato placidi ruscelli in fiumi aggressivi Francesco Mazzoccu, olbiese, di 37 anni, sta attraversando in macchina il quartiere di Raica, zona di campagna alla periferia di Olbia. In macchina con lui c'è il figlioletto Enrico, di 4 anni. L’acqua si è già impadronita della strada. La corrente è troppo forte. Francesco prende il bambino e prova a proteggerlo nascondendolo dentro il suo giubbotto. Si aggrappa con tutte le sue forze a un muretto di pietra. Lotta per quasi un'ora contro la violenza dell'acqua. Poi è costretto a cedere. Padre e figlio muoiono annegati. Due croci piantate nel petto della città per sempre.

Nel frattempo in un'altra parte di Olbia, in zona Bandinu, un'altra famiglia attraversa il cuore della città per rientrare a casa. Patrizia Corona, 42 anni, è in macchina con il marito Enzo Giagoni. Con loro la piccola Morgana, di soli due anni. Hanno appena preso la piccola dall'asilo di via Cesti, finito poi sott'acqua, e puntano verso casa. Ma l'auto viene trascinata dalla corrente, giù verso il canale di via Belgio, senza protezioni laterali. Il capofamiglia riesce ad aprire la portiera e a uscire. Patrizia e Morgana restano intrappolate. Il canale ingoia la macchina in pochi secondi, tra le urla disperate della gente. La macchina sarà ripescata la mattina dopo dai sommozzatori.

Anna Ragnedda, 83 anni, originaria di Arzachena, perde la vita in via Lazio. La donna, inferma, resta da sola a casa mentre Cleopatra conquista la città con la sua armata di acqua e fango. La badante che vive con lei si mette in salvo. L’anziana resta bloccata nel suo letto. Quando i soccorsi riescono ad arrivare la signora è ormai morta, affogata.

Un'altra anziana donna muore in via Romania. È Maria Massa, di 88 anni, donna indipendente, temperamento forte. A dispetto dell'età vive sola. La notte del 18 novembre, forse preda del panico, abbandona il primo piano della sua casa di via Romania per scendere in cantina. Al buio perde l’equilibrio e cade nell'acqua già alta. Il suo corpo senza vita sarà ritrovato il mattino dopo dal figlio. Ma Cleopatra non è ancora sazia di vite umane. Nella sua lunga notte di morte punta lo sguardo assassino sulla strada provinciale che collega Olbia a Tempio, nel tratto che si arrampica su Monte Pino. Bruno Fiore, pensionato di 68 anni, originario di Buddusò, la moglie Sebastiana Brundu di 61, radici a Ozieri e la suocera Maria Loriga, tutti residenti a Tempio, stanno percorrendo la strada a bordo di un fuoristrada. All’improvviso si apre una voragine sotto di loro. cinquanta metri di vuoto che li inghiotte.

Anche Arzachena vive il suo momento di dolore. La città viene travolta dalla piena del rio San Giovanni. Il fiume spazza via le auto che attraversano la circonvallazione, invade un'area abitata. La famiglia Passoni, origini brasiliane e una vita da figli adottivi della Sardegna, è nella sua casa al Vecchio mulino, all’ingresso di Arzachena. In realtà si tratta di un garage in cui Isael, di 42 anni e la moglie Cleide Mara Rodriguez vivono per fare da custodi alla villetta al piano di sopra. L'acqua, potente, violenta, si infila nella discesa di cemento che porta all’ingresso del seminterrato-garage. Isael e Cleide, con i figli Laine Kellen, studentessa di 16 anni e il fratello Weriston, di 20, non hanno via di scampo. Alle finestre ci sono le inferriate. Provano a uscire dalle bocche di lupo. Ma anche quelle sono murate. Qualche testimone racconterà di aver sentito le urla dei Passoni nella tempesta di acqua che si abbatteva su Arzachena. La famiglia muore annegata. Il giorno dopo le idrovore lavorano per cinque ore per ridurre il livello dell'acqua salito fino a tre metri.

Ma il 18 novembre 2013 c'è anche un altro pezzo di Sardegna costretta a indossare il lutto. Luca Tanzi, 40 anni, poliziotto in servizio a Nuoro, è in pattuglia con altri tre colleghi. Devono scortare un'ambulanza che trasporta dei feriti. Al passaggio dell’auto della polizia sul ponte di Oloè, sulla strada che collega Oliena con Dorgali, si apre una voragine che taglia in due il percorso. L'agente Tanzi muore sul colpo nel violento impatto.

Vannina Figus, di 64 anni, trova la morte nella sua casa di Uras. Si trova al piano terra della sua abitazione nelle ore in cui si scatena l’alluvione. Quando i soccorsi arrivano il marito è ancora vivo, con l’acqua fino alla gola. La donna è già annegata. Muore invece a soli 42 anni Luisa Pisanu, di Guasila, insegnante alle scuole elementari. La donna rientrava a casa da Muravera. Per evitare un albero caduto sulla strada ha un incidente. Un impatto violento. Morirà dieci giorni dopo in ospedale.

Il cuore di Maria Frigiolini, 88 anni, non regge di fronte all’apocalisse che si sta scatenando intorno a lei, a Torpè. Muore d’infarto la notte del 18. Non è stato invece mai ritrovato il corpo dell'allevatore di Bitti, Giovanni Farre, di 61 anni. L'uomo era stato risucchiato dall'onda del rio Posada.

C'è poi la vittima numero 19 dell'alluvione. È Pasqualino Contu, imprenditore di Orosei. Cleopatra aveva usato la piena del Cedrino per distruggere la sua azienda di prefabbricati in cemento armato. Un dolore troppo grande anche per un uomo dal temperamento granitico come lui. Di fronte alla sua impresa piegata ancora una volta dal fiume Pasqualino Contu non ha avuto più la forza per andare avanti. E si è tolto la vita.

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