La Nuova Sardegna

Olbia

Inaugurato il Centro di salute mentale

di Stefania Puorro
Inaugurato il Centro di salute mentale

Nuova vita per la struttura diurna di via Baronia. Musica ed eventi per ricominciare, tanti altri progetti per il futuro

12 ottobre 2014
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OLBIA. Non c’è il volto della sofferenza e del dolore. Non ci sono gli occhi cupi e tristi che un anno fa sono stati costretti a guardare l’inferno causato dall’alluvione. Anche lì, al centro di salute mentale, la furia dell’acqua aveva devastato il piano terra dell’edificio spazzando via il centro diurno e lasciando solo distruzione e fango.

Nessuno ha dimenticato. Ma in un giorno così speciale si vedono soltanto sorrisi che illuminano la strada. Quella che il Csm ha ricominciato a percorrere con gioia ed entusiasmo.

L’inagurazione del centro diurno mette insieme musica e colori. Con un sottofondo di solidarietà infinita che echeggia in ogni angolo dell’edificio. Sì perché «è grazie agli aiuti delle associazioni, delle singole persone, delle famiglie, dei volontari e di tante aziende» (parole del sindaco Gianni Giovannelli), che il servizio di via Baronia è stato rimesso a nuovo. Si guarda avanti, ma non si scorda il dramma. Tanto che al posto del segno sul muro che testimoniava il livello raggiunto dall’acqua, ci sono ora una serie di elementi modulari che vanno a formare una linea di colori. In una delle tante stanze, invece, dove i raggi del sole sembrano voler tendere un abbraccio di luce nel momento della svolta, ci sono i disegni e le opere fatte dai ragazzi del centro prima dell’alluvione. Disegni su cui ci sono ancora le tracce della violenza dell’acqua che ha diluito i colori, senza però cancellare del tutto le loro storie.

Una storia tutta nuova è quella che invece, adesso, vive il centro diurno del Csm. Dove, ieri, le splendide voci del coro Gospel di Telti hanno dato il via alla cerimonia di inaugurazione della struttura. «In realtà, noi, non ci siamo mai fermati - racconta Amadeus Ehrhardt, direttore del centro di salute mentale -, anche se le difficoltà non sono state poche. Quando, il giorno dopo il ciclone, ci siamo trovati di fronte una struttura devastata, dovevamo decidere che fare. O spalare subito il fango, o abbandonare tutto. Ci siamo rimboccati le maniche e con l’aiuto di tutti gli operatori, del volontariato, dei giovani, della scuola, abbiamo ripulito la zona al piano terra, dove ogni cosa era andata persa, trasferendo le attività al piano superiore. Anche qui la situazione era precaria: non c’era luce, mancava l’acqua, i disagi erano tantissimi. Ma non ci siamo arresi, non abbiamo tolto ai nostri pazienti la gioia di incontrarsi, la voglia di partecipare ai laboratori o di uscire insieme per fare sport. Nello stesso tempo, noi operatori, oltre a pensare agli ospiti del centro diurno, abbiamo dovuto rispondere ad altre necessità. Abbiamo dato sostegno a domicilio a tutte le persone alluvionate che avevano bisogno di cure, di attenzione, di protezione».

Sono 40 i pazienti, dai 20 ai 60 anni, che frequentano il centro diurno (aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.30) e che partecipano attivamente alle varie iniziative legate alla musica, alla pittura, allo sport, alla lettura. E ora potrà ripartire anche al “gruppo pranzo”, visto che i lavori in cucina e nella sala sono stati completati. «E a questo proposito sono doverosi altri ringraziamenti. Diciamo grazie all’associazione “Insieme Oltre il muro” per la sua presenza costante; alla Casagit, la Cassa autonoma di assistenza dei giornalisti italiani, grazie alla quale sono stati comprati gli arredi della cucina e del salotto - ricorda Ehrhardt -. Diciamo anche grazie all’Ammi: il contributo dell’associazione delle moglie dei medici italiani ci ha permesso di acquistare gli arredi della biblioteca, del laboratorio d’arte e della sala informatica».

Ma c’è un aspetto che Amadeus Ehrhardt, nel giorno della grande festa, vuole rimarcare. «Al centro di igiene mentale, non si rivolgono solo i pazienti con grave patologie psichiatriche e i loro familiari. Spesso anche chi opera nel mondo del volontariato si rivolge a noi per poter raccontare la loro voglia di aiutare gli altri. Ed è questo il senso del nostro centro: dare la possibilità alle persone, giovani e meno giovani, di esprimersi. E’ così che si combatte anche la depressione, una delle patologie più frequenti di cui il nostro centro si occupa».

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