La Nuova Sardegna

Olbia

Produttori di cozze uniti per vincere

di Antonello Palmas
Produttori di cozze uniti per vincere

Svolta epocale: per aggiudicarsi il bando sulle concessioni in arrivo a novembre formano il “Consorzio molluschicoltori”

01 ottobre 2014
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OLBIA. Avanti uniti in un unico grande consorzio verso il bando regionale per le concessioni: per i mitilicoltori del golfo di Olbia si tratta di un fatto epocale che non potrà che portare benefici. La proroga (solo per Olbia) scade il 31 dicembre, entro quella data, probabilmente a novembre, ma forse anche prima, la Regione deve emanare il bando dopo aver ottenuto il parere di conformità di un ente sovraordinato come l’Autorità portuale. E i produttori hanno fatto la cosa giusta decidendo di formare un’unica entità che raccoglie chi opera nel settore, con la trasformazione di tutte le realtà produttive in cooperative, in modo da sfruttare le agevolazioni fiscali. Alla guida della nuova entità, che prende il nome di “Consorzio molluschicoltori di Olbia” (per comprendere anche gli allevamenti di arselle),è stato chiamato Mauro Monaco, «un presidente di garanzia» si definisce lui, agronomo 49enne che nel settore è noto anche per essere il curatore del progetto “Cozze di Olbia. Il piacere. Il sapere”.

Uniti verso il bando. Mettere insieme tutte le anime di un ambiente pieno di rivalità non dev’essere stato facile e solo con una scelta come questa è stato possibile. «Come tutte le cose di Olbia, è stato un po' complicato – ammette Monaco –. Costituirsi in un consorzio unico era importante perché c’era una specifica volonta politica, per la Regione è più facile interfacciarsi con un solo soggetto (speriamo siamo noi). E perché in effetti è anche conveniente: si garantisce un riordino nel settore delle concessioni e la sicurezza. Un altro vantaggio: il consorzio unico sarà titolato a richiedere nuovi spazi nelle aree interne utilizzabili. E avrà la possibilità di accedere al credito bancario per futuri investimenti». Inoltre, di colpo si cancellerebbe la parola abusivismo, afferma Monaco. Anche se, a suo parere, il problema non c’è: «Tutti sono abusivi nel senso che hanno col tempo occupato più spazi di quelli concessi, situazione che si è provato a sanare senza riuscire a interloquire con la Regione. Piuttosto l’abusivismo è legato ai furti, ma è un’altra questione».

Il dialogo e la svolta. Il presidente spiega che la svolta si è avuta dopo aver trovato una mediazione con l’autorità portuale per far coincidere le aree definite dalla Regione all’incirca con quelle esistenti nel 2010. Ora che il consorzio è una realtà, la palla passa alla Regione, con il cui assessorato all’agricoltura – dice Monaco – c’è una buona collaborazione. All’ammiraglio Martello, commissario dell’autorità portuale, attribuisce il merito di essersi mosso in maniera intelligente quando lo scontro sembrava inevitabile. «Al bando potranno partecipare tutti, anche dall’Adriatico – ma la nostra speranza è che gli operatori potenzialmente interessati siano disincentivati dal fatto di trovarsi a che fare con un blocco».

Il battesimo. La prima uscita ufficiale del consorzio avverrà il 25 ottobre: «Saremo a Torino al Salone del gusto dove presenteremo insieme a Slow food Italia la prima “Comunità del cibo del Golfo di Olbia”. Al consorzio (nulla a che fare con quello pre-esistente, che sarà inglobato) hanno aderito sinora 14 cooperative, alcune storiche e altre minori. Che potrebbero diventare 16 o 17, alcune hanno risolto questioni burocratiche e hanno chiesto di entrare. «Il bello è che non vi sarà differenza tra grande e piccolo – dice Monaco –, ognuna avrà un rappresentante nel Cda, presieduto da me, con Simona Giua vice. L’obiettivo non è certo farsi concorrenza».

Il futuro? «Ci sono due scenari – risponde Monaco –. Quello negativo: un non olbiese vince il bando per le concessioni, automaticamente si perdono 100-120 posti di lavoro più l’indotto. E prevedo il rischio di un grave disagio sociale. Se invece andrà come speriamo, ci sarà un incremento di almeno il 30 per cento dei posti di lavoro e del fatturato per la produzione, che da 7-8 milioni passerebbe a 10. E considerando l’indotto, da 45 milioni si potrebbe passare a 60, tornando ai livelli dei tempi migliori. Insomma, sarebbe la seconda produttiva cittadina».

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