La Nuova Sardegna

Olbia

CALANGIANUS

Tagli all’Ipia, il no degli studenti

Tagli all’Ipia, il no degli studenti

La rivolta dei ragazzi: «Quelle due classi devono essere salvate»

27 agosto 2014
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CALANGIANUS. Dopo il preside e gli amministratori, sono i ragazzi interessati a scrivere all’Ufficio Scolastico regionale e al Ministero della Pubblica Istruzione per la mancata attivazione di due classi all’Ipia di Calangianus. I 23 alunni, rimasti senza classe sono: Mattia, Tommaso, Michael, Jaouad, Michele, Gianluca, Mario, Andrea, Stefano, Alessio, Giovanni, Gianni, Paolo, Michele, Daniel, Emanuele (quarta Mat); Stefania, Veronica T, Caterina, Veronica, Agostina, Daniel e Mattia.

«“Siamo un gruppo di ragazzi che frequentano l'Istituto professionale Ferracciu di Calangianus. Sette di noi frequentano l'indirizzo chimico biologico, unico in Sardegna. Siamo arrivati alla classe quinta, ma non siamo stati ammessi all'esame di Stato – si legge nella lettera -. Vorremmo diplomarci, ma ci viene negato il diritto allo studio. Alla nostra scuola infatti non è stata concessa la classe per noi. In teoria dovremmo frequentare un altro corso, seguire meccanica e non più di chimica. Come mai, se lo scorso anno facevamo parte di una classe su due indirizzi (chimico e meccanico in una classe di trenta studenti) quest'anno non è più possibile? In quinta dovremmo cambiare mentalità e materie, recuperare discipline che non conosciamo affatto. Siamo chimici, nonostante la non ammissione all'esame che può capitare a qualsiasi studente». Ancora: «Un altro gruppo è invece composto da ben 16 ragazzi che in teoria dovrebbero frequentare la quarta (meccanica), ma non ci è reso possibile. Alla nostra scuola non hanno concesso neanche tale classe. Veniamo da tutta la Gallura: Badesi, Lu Colbu, Telti, Tempio, Bortigiadas, Aggius, Calangianus, Luras, Rena Majore. Perché non ci danno le classi? Sappiamo che i numeri (ma noi siamo persone) non sono dalla nostra parte. Attendiamo risposte e fatti. I 23 alunni dell'Ipia rimasti senza classe, senza futuro». Anche il sindaco Gio Martino Loddo e l’assessore alla pubblica istruzione Ivano Bertolucci dicono: «Abbiamo già pagato perdendo la sede centrale con il piano di ridimensionamento scolastico, rinuncia che abbiamo accettato se questo fosse stato lo scotto da pagare pur di avere un rilancio dell’offerta formativa per il nostro indirizzò di studio. E' paradossale che si parli tanto di dispersione scolastica e Stato, Ministero e Provveditore, con i loro provvedimenti seppur dettati dal rispetto delle leggi, si muovano aggravando questo stato di cose demotivando gli studenti». (s.d.)

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