La Nuova Sardegna

Olbia

Nelle mutande 33mila euro provento della droga, sequestro confermato

di Giampiero Cocco
Nelle mutande 33mila euro provento della droga, sequestro confermato

Olbia, il gip del tribunale di Tempio, Marco Contu, ha riaffermato l'applicazione del "codice antimafia” sui soldi trovati addosso al più giovane dei fratelli Improta arrestati e condannati per reati legati al commercio di stupefacenti

06 giugno 2014
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OLBIA. Il gip del tribunale di Tempio, Marco Contu, ha confermato ieri mattina un provvedimento emesso grazie al “codice antimafia” varato dall’ex ministro degli interni Roberto Maroni è applicato dal tribunale gallurese nel settembre del 2013, quando furono messi sotto sequestro 33 mila euro di provenienza illecita. I soldi vennero trovati nella disponibilità (li aveva nascosti dentro le mutande) del più giovane di tre fratelli napoletani – Lucio senior, 41 anni, Lucio junior di 29 e Giulio Improta, 39 anni –, tutti ambulanti in odore di malavita organizzata finiti in cella nel 2010 e condannati per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e la detenzione di una pistola con matricola limata.

A far sequestrare quella somma era stato il procuratore capo della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi, il quale si era opposto alla restituzione dell’ingente somma di danaro ritenendo la stessa frutto di «attività riconducibile alla criminalità organizzata». Il grimaldello giuridico che aveva consentito alla procura gallurese di mettere sotto sequestro preventivo le somme che stavano per essere restituite ai tre fratelli i quali, secondo il gip Marco Contu «devono ritenersi collegati ad un più ampio contesto di criminalità organizzata» è stato quello della confisca allargata prevista dall’articolo 12 sexies della legge antimafia, che prevede il sequestro e la successiva confisca di «somme o beni di cui non sia giustificato il possesso o la proprietà».

Il sequestro di quella somma di danaro di dubbia origine venne eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo di Olbia gennaio del 2010, quando i militari si precipitarono in via Palladio dove, alle tre del mattino, venne fatto brillare un micidiale ordigno esplosivo composto da una bombola di gas, tritolo e un pacco di chiodi e spezzoni di metallo. La bomba fu sistemata sotto il furgone che i tre fratelli utilizzavano per la loro attività di copertura, il commercio ambulante. L’arrivo dei carabinieri mandò nel panico i napoletani, che si barricarono in casa, un atteggiamento che fece scattare i successivi controlli.

I tre vennero sottoposti a perquisizione personale e i militari recuperarono una pistola con matricola limata, droga e il piccolo tesoro, che “Lucio il brasiliano” ( il più piccolo dei fratelli Improta, nato a Rio Verde, Brasile), aveva occultato dentro gli abbondanti mutandoni che sosteneva d’aver indossato e non voler togliere perché faceva freddo. Dopo la condanna di Lucio Jr. Improta per la detenzione della pistola con matricola limata i difensori avevano presentato istanza di restituzione del danaro, una richiesta che trovò l’opposizione della procura della Repubbica. Ieri la conclusione del procedimento, con la convalida del sequestro e l’avvio del procedimento di confisca che porterà la somma nelle casse dello Stato.

Nell’aprile del 2011 Lucio il brasiliano fu condannato a 4 anni di reclusione e ad una multa di 4 mila euro per la detenzione a fini di spaccio di 50 grammi di hascisc e della pistola Beretta calibro 7,65 oltre a due caricatori bifilari da 14 colpi ciascuno. Lucio Jr. venne considerato dagli investigatori il capo della banda a conduzione familiare che trafficava in droga.

I due fratellastri Giulio di 35 e Lucio senior, di 39,. furono invece condannati ad un anno e otto mesi di reclusione per la sola detenzione dell’arma con matricola limata.

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