La Nuova Sardegna

Olbia

Gli avvocati degli indagati all’attacco

di Giampiero Cocco
Gli avvocati degli indagati all’attacco

I difensori raccolgono le carte e annunciano una raffica di contestazioni alle accuse mosse dal procuratore Fiordalisi

12 maggio 2014
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OLBIA. Dopo gli avvisi di conclusa indagine relativi alla prima tranche dell’inchiesta sull’alluvione del 18 novembre, gli avvocati ora preparano l’offensiva. Entro 20 giorni presenteranno le memorie difensive per i loro assistiti e per questo è in corso l’esame degli atti processuali che hanno portato il procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi a iscrivere sul registro degli indagati, per disastro ambientale e omicidio plurimo colposo (6 morti a Olbia e 4 ad Arzachena), le prime tredici persone. Tra queste spiccano i nomi dell’ex governatore regionale Ugo Cappellacci, del direttore generale della Protezione civile della Sardegna Giorgio Cicalò, dei sindaci di Olbia e Arzachena Gianni Giovannelli e Alberto Ragnedda oltre a diversi tecnici comunali e responsabili dei settori ambiente e protezione civile dei due comuni.

Le contestazioni che il procuratore Fiordalisi muove agli indagati sono relative al mancato allarme che avrebbero dovuto dare alle popolazioni sottoposte al rischio idrogeologico dopo le segnalazioni di criticità estrema diramate dalla protezione civile il giorno prima del passaggio del ciclone Cleopatra, cioè il 17 novembre 2013, e per il mancato riscontro dell’attivazione delle centrali di soccorso per l’emergenza che i vertici della Protezione civile e della amministrazione regionale avrebbero dovuto ottenere attraverso le loro «catene di comando». Argomenti delicatissimi sui quali i difensori sono già al lavoro e che non mancheranno d’essere contestati con documenti che sono già stati in parte messi a disposizione della procura. In molti casi le linee difensive sono già state annunciate dai legali e riguardano le posizioni di alcuni indagati di Arzachena e Olbia che non avrebbero avuto nulla a che vedere con la direzione delle operazioni di cui si occupò l’apparato della Protezione civile dei due comuni in quei momenti di emergenza. «Individuare la volontaria di una associazione onlus come “funzionaria comunale” – ha spiegato il presidente della camere penali Domenico Putzolu, che assiste Ezia Orecchioni e l’ex comandante della polizia locale Giovanni Mannoni – e l’ex dirigente della polizia che non aveva deleghe specifiche come responsabile comunale della protezione civile, incarico ricoperto da altri non chiamati in causa, è uno degli aspetti incredibili di questa indagine».

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