La Nuova Sardegna

Olbia

Ciclone Cleopatra, la Sardegna piange i suoi morti

Ciclone Cleopatra, la Sardegna piange i suoi morti

La macchina dei soccorsi tentadi riportare la situazione alla normalità

21 novembre 2013
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OLBIA. La Sardegna piange i suoi morti, mentre la macchina dei soccorsi tenta di riportare la situazione alla normalità. Una normalità che nei centri più colpiti appare lontana. Ma con una nota positiva che arriva in serata, quando da Roma rimbalza la notizia che le risorse stanziate per la ricostruzione potrebbero raggiungere i 200 milioni di euro. Bandiere a mezz'asta e lutto cittadino a Olbia, ed in tutta l'isola, dove si prega e si spala fango dalle case, mentre il vescovo di Tempio-Ampurias nella sua omelia ai funerali di sei delle sedici vittime del ciclone Cleopatra punta il dito, evidenziando che dietro il disastro c'è anche l'uomo, la cui mano «non è estranea a questa catastrofe. Bisogna imparare a rispettare il creato, le sue leggi e i suoi ritmi». Rincara il sostituto del segretario di stato Vaticano, monsignor Becciu, che portando il messaggio di «solidarietà e condivisione» del Papa invita a «curare» di più il territorio. La «politica di prevenzione» dovrà fare la sua parte, afferma il ministro Cecile Kyenge di fronte alle domande dei giornalisti al termine dei funerali, ma - sottolinea - «sono qui per rappresentare la vicinanza morale ed economica del governo. Oggi è il giorno della solidarietà alle famiglie». Le polemiche sul dissesto idreologico però non si placano. E soprattutto si gonfiano quelle verso il Comune che «non avrebbe dato seguito a un piano adeguato per affrontare la situazione». Sabina Sanna è furibonda. Col marito non smette di asciugare l'acqua che continua a riaffiorare dal pavimento. Loro, che hanno una bambina di quattro anni e vivono nel quartiere di San Simplicio, vicino ad uno dei tanti canali esondati, raccontano che «ad Olbia erano già stati individuati tre corsi d'acqua che dovevano essere monitorati. Ma non è stato fatto niente. Il fossato che doveva servire a far defluire l'acqua - dicono - non era stato drenato». Come loro anche Bruno Piccinno, che abita poco distante, svuota la casa dai mobili inzuppati, dagli elettrodomestici che non torneranno mai più a funzionare. Le pareti dell'appartamento sono umide. Portano i segni del passaggio dell'acqua. Sarebbe meglio uscire di casa. Trovare un alloggio alternativo, ma la paura che gli sciacalli, dopo la furia dell'acqua, si possano portare via anche gli ultimi ricordi, è troppa. E sono molti quelli che nonostante i disagi, nelle ultime ore sono tornati alle proprie abitazioni. I dati della protezione civile ora parlano di poco più di 1.700 sfollati, contro i 2.700 del momento dell'immediata emergenza. Intanto nella cattedrale di Tempio e più tardi a Olbia si sono celebrati nove di sedici funerali, mentre sono ancora in corso le ricerche dell'ultimo disperso. Il momento più duro, le esequie al Geopalace di Olbia, un paradiso delle vacanze trasformato in un tempio di dolore. A centinaia sono arrivati, con le facce stravolte e gli occhi rossi dal pianto. C'erano anche i compagni della scuola materna del piccolo Enrico, inghiottito a tre anni dalla furia dell'acqua, con papà Francesco che ha lottato invano, fino alla fine, per metterlo in salvo. Accompagnati dalle loro maestre hanno portato una nuvola di palloncini bianchi che hanno lasciato volare via al termine della funzione. Poi la seconda piccola bara bianca. Quella di Morgana, morta a due anni con mamma Patrizia. Ma monsignor Sanguineti nella sua omelia ha ricordato tutte le vittime della sciagura che ha investito la Sardegna, dal poliziotto precipitato in una voragine con l'auto, alla famiglia brasiliana annegata nello scantinato in cui abitava. Ma dalla Chiesa arriva un incoraggiamento a «rimboccarsi le maniche e a riprendersi il futuro».

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