La Nuova Sardegna

Olbia

San Teodoro a fuoco: 5 feriti e 700 evacuati

di Giampiero Cocco
San Teodoro a fuoco: 5 feriti e 700 evacuati

Pomeriggio di paura nel centro gallurese assediato da un grosso incendio. Esplodono taniche di benzina, ustionato il capo della Protezione civile - FOTO

16 luglio 2012
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SAN TEODORO. Il maestrale, ancestrale dio Moloch e piaga della Sardegna, ha immolato sul fuoco, anche questa volta, le sue vittime. Nel disastroso incendio che ha imperversato ieri pomeriggio a San Teodoro sono rimasti gravemente ustionati, per l’esplosione di un container carico di attrezzature da lavoro e taniche di benzina, cinque tra volontari della protezione civile e operai della ditta che ha in appalto la raccolta dei rifiuti urbani di San Teodoro. È accaduto alle 20, ad emergenza ormai rientrata, mentre ispezionavano il deposito dal quale usciva del fumo. L’improvvisa deflagrazione, seguita dalla fiammata ha investito in pieno il comandante della protezione civile del Comune di Olbia, Giuseppe Budroni, 56 anni (che si trova ricoverato in rianimazione a Olbia, con oltre il 50 per cento del corpo ustionato), due suoi collaboratori – Maria Paola Ambrosino di 39 anni e Cristian Nonne di 39 –, e gli operai della “Niuloni”, una compartecipata del Comune di San Teodoro, Paolino Ricciu, 55 anni, di Budoni (anche lui ustionato oltre il 50 per cento) e Salvatore Giagheddu, 43 anni di San Teodoro. Nonne e Ricciu sono stati trasferiti al centro grandi ustionati di Sassari, mentre per Budroni si attende l’evolversi del quadro clinico, piuttosto compromesso.

Un finale di giornata sconvolgente, dopo che per oltre sette ore vigili del fuoco, volontari, forestali e forze dell’ordine erano riusciti in una operazione di evacuazione gigantesca allontanando dalle loro abitazioni, alberghi e centri turistici oltre settecento persone. Un intervento perfetto, senza un solo ferito, mentre bruciavano stazzi, case, terreni e venivano circondate dalle fiamme – dolose anche questa volta – depositi di bombole e distributori di carburante. Una macchina perfetta per evitare danni alle persone, con la defaillance della Protezione civile nazionale, che ha inviato sul posto, nonostante gli allarmi dei centri di coordinamento antincendio della base di Farcana (Nuoro) e dal Coau di Cagliari, un velivolo che, dopo il primo lancio, è andato in avaria. Gli altri due aerei di stanza al Costa Smeralda erano impegnati nel crogiuolo che si era acceso tra Ottana e Bolotana, imperversando tra boschi di sughere e lecci. L’elicottero dell’anticendio sardo ha potuto far poco per arginare il fronte di fuoco che, dalle 13, si è allargato a macchia d’olio tra la vegetazione riarsa dalla siccità e la macchia mediterranea trasformata dall’estate torrida in legna da ardere. L’unità di crisi che ha visto impegnati il sindaco di San Teodoro Tonino Meloni, il suo collega di Budoni Pietro Brundu, il comandante dei vigili del fuoco di Nuoro e i responsabili provinciali della protezione civile ha fronteggiato per ore una situazione che dire critica è un eufemismo: lottare contro le fiamme che imperversavano da Li Cupuneddi a Terra Padedda (dove cinquanta persone sono rimaste isolate, per diverse ore, circondate dal fuoco) scivolando lungo i costoni che portano al mare di Li Lioni, Suaredda, Traversa e Badualga, le popolose frazioni di San Teodoro che si affacciano sull’Orientale Sarda, la statale 125, non era cosa da poco, senza l’aiuto delle forze aeree. Che, dopo le cinque del pomeriggio, hanno cominciato a volteggiare sull’immenso rogo limitando, dopo innumerevoli lanci di liquido ritardante e bombe d’acqua salata, l’estensione delle fiamme, che avevano già incenerito oltre duecento ettari di territorio densamente abitato percorrendo, con due lingue di fuoco, oltre trenta chilometri, verso il mare. Tutto era andato liscio (fatto salvo il danno paesaggistico, ambientale e patrimoniale, ancora tutto da quantificare, a bocce ferme) quando, poco prima della 20, l’imponderabile. Mentre gli operai della “Niuloni” riportavano nel piazzale della società di servizi camioni e automezzi, allontanati per precauzione durante l’emergenza, alcuni volontari notavano un filo di fumo uscire da uno dei due container sistemati in un angolo del piazzale.

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