La Nuova Sardegna

Nuoro

Morti per l’amianto: sì agli indennizzi 

di Federico Sedda
Morti per l’amianto: sì agli indennizzi 

L’Inail ha modificato i parametri per l’esposizione dei lavoratori alla fibra killer, includendo anche lo stabilimento chimico

31 maggio 2017
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OTTANA. Finalmente una buona notizia per gli ex lavoratori di Ottana esposti all'amianto: l'Inail, su pressione dei sindacati e della associazioni degli ex esposti, ha modificato i parametri di riferimento per la valutazione dell'esposizione dei lavoratori alle fibre di amianto. Questo significa che anche i lavoratori di Ottana hanno diritto di ottenere gli indennizzi dai quali sono stati finora ingiustamente esclusi perché, secondo una relazione del Contarp, l'ente dell'Inail deputato all'accertamento tecnico, redatta nel 2003, a Ottana l'amianto c'era, ma in quantità insufficiente rispetto alle percentuali stabilite per legge. Dunque niente indennizzi. Ora, però, tutto cambia.
Una svolta storica attesa da 25 anni per i potenziali duemila ex lavoratori che avrebbero diritto al provvedimento. A dare notizia del provvedimento è il responsabile delle politiche amianto della Cgil nazionale, Claudio Iannilli, che, in un comunicato, commenta con soddisfazione la decisione adottata dall'Istituto nazionale infortuni sul lavoro. «Le nostre lotte – fa sapere Iannilli – stanno dando dei risultati importanti. Dopo anni di rigetto delle domande, l'Inail inizia a indennizzare i malati di amianto del sito di Ottana. Il tutto grazie alla modifica dei parametri di riferimento per la valutazione dell'esposizione dei lavoratori all'amianto. Siamo soddisfatti perché siamo di fronte a un risultato che restituisce dignità ai lavoratori di Ottana e che è stato ottenuto grazie all'impegno della Cgil, dell'Amnil (associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) e dell'Aiea (associazione esposti all'amianto) che si occupano da anni delle problematiche legate all'amianto».
«La nostra battaglia – sottolinea, tuttavia, il dirigente nazionale della Cgil – non è finita. Lo sarà solo quando il nostro territorio sarà completamente liberato dall'amianto. Saremo vigili su quanto sta accadendo nell'area di Ottana, troppo spesso maltrattate per interessi economici, in nome dei quali si procurano danni enormi ai lavoratori e ai cittadini e lavoreremo affinché quel territorio venga riconosciuto sito di interesse nazionale per le bonifiche».
Ogni anno, secondo i dati forniti dalla Cgil, muoiono in Italia tre mila persone a causa di malattie asbesto correlate, cioè provocate dall'amianto. Una strage silenziosa che fa decine di vittime anche tra gli ex lavoratori degli impianti chimici di Ottana. Secondo i dati forniti dall'Aiea, a tutt'oggi sono 122. L'ultima vittima, in ordine di tempo, è stata Giovanni Maria Cinellu, 69 anni e sei tumori, ex operaio del reparto At5 di Ottana. È stato sepolto il 20 maggio scorso, a Tresnuraghes, dove abitava.
Tutte vittime, quelle di Ottana, senza il riconoscimento della malattia professionale provocata dall'amianto, come previsto dalla legge 257 del 1992 che ha abolito la produzione l'uso di questo materiale cancerogeno. Il tutto a differenza di quanto avviene per i lavoratori di stabilimenti analoghi a quello di Ottana, quali quelli di Brindisi, Ravenna, Marghera e Pisticci, dove la malattia è riconosciuta da tempo. Ora, a distanza di 25 anni dall'entrata in vigore della legge che ha messo al bando l'amianto, il diritto all'indennizzo è stato riconosciuto dall'Inail anche ai lavoratori di Ottana. Un provvedimento ottenuto quasi in contemporanea con la morte di Giovanni Maria Cinellu, ultima vittima della lunga litania di morti. Forse solo un caso, ma comunque fortemente simbolico perché questo sacrosanto diritto, che pone fine a una discriminazione nei confronti dei lavoratori di Ottana, è stato ottenuto con lotte e sofferenze atroci. Fino alla morte.
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