La Nuova Sardegna

Nuoro

La maestra Luisa minacciata con un proiettile a Mamoiada: «Non mollo, resterò qui»

di Luciano Piras
La maestra Luisa minacciata con un proiettile a Mamoiada: «Non mollo, resterò qui»

Grande partecipazione al consiglio d’istituto aperto a tutta la comunità. Condanna unanime e solidarietà alla scuola da genitori e amministratori

28 marzo 2017
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MAMOIADA. «Non mollerò». Maestra Luisa reagisce subito. Il suo sussurro si perde nella sala gremita. Poi, alla fine, dopo un’ora e mezza di dibattito animato, si alza e prende la parola davanti a tutti, duecento persone almeno: «Io resto qui» annuncia commossa. «Quando faccio il mio lavoro, lo faccio con passione, e voglio continuare a farlo qui a Mamoiada». L’applauso è scrosciante, lungo, caloroso. Luisa Fancello si ferma una frazione di secondo.

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«Sono notti che non dormo, mi faccio mille domande... ma io continuo. Potrei chiedere il trasferimento, ma non lo faccio. Voglio bene a tutti i vostri bambini, Mamoiada è una comunità splendida, non va condannata». Parole toccanti quelle della maestra minacciata con un proiettile e una lettera anonima spedita a scuola, la scuola dove insegna, le elementari di via Cagliari. «Un gesto vile che colpisce ognuno di noi, indistintamente» sottolinea Maddalena Aru, presidente del Consiglio d’Istituto, in seduta straordinaria e aperto alla comunità tutta, ieri sera, per stare vicini alla maestra minacciata, alla sua famiglia, e reagire senza se e senza ma alle intimidazioni.

«Maestra Luisa non sarà sola, la scuola non è sola» alza la voce Antonio Fadda, il preside dell’Istituto comprensivo che lega Mamoiada e Fonni. «Il posto qui a Mamoiada per la nostra insegnante è confermato anche per il prossimo anno». E via con gli applausi, davanti alla maestra di Oliena che alle elementari di Mamoiada è arrivata lo scorso ottobre e fin dai primi giorni ha chiesto a tutti i genitori dei suoi 18 alunni della 2ª B di dialogare sempre, per il bene dei piccoli. «Per qualsiasi cosa rivolgetevi a me» è l’invito che ha proposto.

Dialogo e confronto, sono le parole che più di altre risuonano nell’aula magna e nei corridoi del caseggiato scolastico. Numerose le persone che non hanno trovato posto in sala e si devono accontentare di ascoltare da fuori. «Sono triste per le cause che hanno portato a questa adunanza – dice il sindaco del paese, Luciano Barone –, ma allo stesso tempo felice vista la partecipazione in massa». Segno che Mamoiada condanna apertamente le minacce mandate a maestra Luisa da chissà chi, forse un balordo, forse un mitomane. «Questo qualcuno va isolato» sentenzia Barone, tagliando di netto ogni possibile appello.

«Immensa solidarietà alla maestra e soprattutto condanna senza tentennamenti – interviene la sindaca di Fonni Daniela Falconi –. Non soltanto come comunità scolastica, ma come comunità territoriale che sente minata la propria serenità». «Non è un problema della scuola, è un problema di tutto il nostro territorio» sottoscrive il sindaco di Oliena Martino Salis. Con lui c’è anche l’assessore all’Istruzione Donatella Medde, maestra pure lei, collega e amica di Luisa Fancello. «Non possiamo consentire a nessuno – va vanti Salis – di minare alla base certi principi e valori universali. Questa sfida, se ci hanno sfidato – e sottolinea il plurale, il primo cittadino di Oliena – la vogliamo vincere, la dobbiamo vincere». «Perché chiunque l’ha fatto, ha mancato di rispetto ai bambini» alza la voce una mamma dal mezzo della sala.

«Mi sento offeso da un atto del genere» giura il vice sindaco di Mamoiada Mario Dessolis, assessore alla Pubblica istruzione. «Non avrei mai pensato che una pallottola entrasse nella scuola di mio figlio» sottolinea Luisa Puggioni, che prende parola non come consigliera comunale di opposizione ma come «mamma di un bambino che frequenta questa scuola» sottolinea prima di fare il plauso al coraggio di maestra Luisa: «L’indomani mattina aver ricevuto la lettera di minacce era a scuola». E parte un nuovo applauso. Poi il dibattito si sposta sui ruoli, di insegnante, di genitori, persino di amministratori locali. «La scuola deve essere la seconda casa dei nostri figli» riecheggia nell’aula magna. Dove ancora risuonano: dialogo e confronto. «Quelli veri, non quelli dei social network» è l’invito appassionato di Sara Muggittu, mamma, storica blogger di Mamoiada. «Parliamoci in faccia, non dietro una tastiera, non abbandoniamoci alla mercé di Facebook o di Twitter» chiude senza che la sfiori l’idea di ripetere le castronerie lette online in questi giorni tesi e pesanti.

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