La Nuova Sardegna

Nuoro

Incendi e furti: denunciato un disoccupato di Sindia

Incendi e furti: denunciato un disoccupato di Sindia

Daniele Daga si trova già in carcere dopo una condanna per danneggiamento Primi risultati delle indagini avviate dai carabinieri dopo le notti di terrore

15 marzo 2017
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SINDIA. Le indagini dei carabinieri sulla serie impressionante di furti, danneggiamenti, minacce, incendi e altri illeciti che per oltre un mese tennero in ostaggio la popolazione di Sindia iniziano a produrre risultati. I primi tasselli di un puzzle reso complesso dall’omertà e dalla paura della gente stanno andando uno dopo l’altro al loro posto. Daniele Daga, 30 anni, disoccupato di Sindia, attualmente in carcere in carcere a Massama, dove è stato recluso dalla fine dello scorso mese di febbraio dopo che era stato arrestato in quanto doveva espiare una pena definitiva di due anni di reclusione per reati contro il patrimonio commessi nel 2004, è stato raggiunto da un’altra denuncia, la seconda nel giro di una settimana, ma questa volta con un carico di accuse molto più pesante rispetto alla denuncia precedente. I carabinieri della compagnia di Macomer, al comando del capitano Giuseppe Pischedda, hanno raccolto elementi sufficienti per segnalare all’autorità giudiziaria il giovane di Sindia perché ritenuto responsabile di ben 27 illeciti penali, tra i quali la detenzione di munizionamento di calibro diverso, tra cui quello 7,62 che di certo non è quello delle cartucce di una scacciacani. Il giovane, stando alle accuse, si sarebbe reso protagonista anche di minacce rivolte sia per telefono direttamente ai destinatari. Ma non solo. Una minaccia, non proprio velata, era arrivata per telefono alla centrale operativa della compagnia dei carabinieri di Macomer, una specie di avvertimento col quale, in una sorta di esaltazione, prospettava di farsi saltare in aria con esplosivo come un kamikaze coinvolgendo anche militari.

Poi gli incendi e i danneggiamenti, tra i quali uno appiccato all’abitazione di un cittadino di Sindia e il furto e il successivo incendio della macchina del parroco, don Salvatore Biccai. Gli incendi culminarono col rogo che la mattina del 4 febbraio devastò l’altare ligneo col retablo del Seicento dell’antica chiesa di San Demetrio.

L’arresto di Daniele Daga alla fine di febbraio da parte dei carabinieri ha restituito tranquillità al paese, ma già da prima i militari della compagnia di Macomer, oltre a raccogliere gli indizi necessari per poter procedere con le denunce, hanno attuato su di lui un controllo costante con una pattuglia impegnata 24 ore su 24 nel comune di Sindia. Questa presenza ha impedito qualsiasi atteggiamento ostile verso le istituzioni e verso la cittadinanza. Alla fine di febbraio, poi, su disposizione della procura di Oristano il giovane era stato sottoposto a perizia psichiatrica. La strategia attuata dalla compagnia carabinieri di Macomer, con impiego di pattuglie dedicate che hanno esercitato un pressing continuo, ha indotto il giovane ad abbandonare ogni velleità di commettere reati e ha permesso di restituire alla popolazione una certa serenità. La presenza costante di carabinieri ha dato sicurezza alla gente, che viveva in una situazione da coprifuoco, anche perché il giovane aveva mostrato velleità di spaventare gratuitamente la collettività, senza però considerare che la partita contro la legge e l’ordine era ormai perduta. La popolazione di Sindia era scesa in strada il 5 febbraio, dopo l’incendio della chiesa di San Demetrio, con una manifestazione per chiedere pace e interventi per la sicurezza.

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