La Nuova Sardegna

Nuoro

Barracelli sul piede di guerra

Barracelli sul piede di guerra

Macomer, protesta per il trasferimento dei fondi regionali che hanno subìto un taglio del 75%

21 gennaio 2017
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MACOMER. Se la Regione dovesse pagare i servizi resi spenderebbe molto più del premio che eroga alle 158 compagnie barracellari per sostenere i costi dell’attività. Eppure i barracelli si sono visti ridurre i trasferimenti al punto da non riuscire neppure a coprire le spese della benzina per alimentare i mezzi impiegati nei servizi di pattugliamento in campagna e nell’attività antincendio durante la stagione estiva. In due anni hanno subito un taglio del 75 per cento. Poiché non sono riconosciuti come associazioni di volontariato, non possono neppure accedere ai contributi della Protezione civile. Le compagnie barracellari operano nella gran parte dei comuni del Marghine. A Macomer si è arrivati a raggiungere un organico ottimale di circa cinquanta unità. Negli altri comuni il ruolo delle compagnie barracellari è fondamentale per la sicurezza nelle campagne, la tutela dell’ambiente e del patrimonio comunale. Su questi e altri temi interviene Graziano Piras, presidente provinciale del sindacato autonomo dei barracelli: «La Regione Sardegna esclude le compagnie barracellari dalle associazioni di volontariato», ha scritto in un comunicato. Direzione generale Servizio affari generali, che si occupa degli affari istituzionali e degli interventi in campo sociale, ha risposto a un quesito posto dal sindacato spiegando che le compagnie barracellari sono escluse dalle onlus e pertanto non sono e non possono essere assimilate alle associazioni di volontariato. «La Direzione del servizio affari Generali in campo sociale – spiega Graziano Piras –, ha evidenziato che le prestazioni delle compagnie barracellari sono generalmente retribuite e gli utili sono ripartiti fra gli agenti della compagnia».

In poche parole, per la Regione il principio di volontariato si limita al reclutamento su base volontaria dei barracelli. «La Direzione affari regionali in campo sociale – prosegue Piras –, afferma che in base alla normativa vigente le prestazioni di volontariato vere e proprie devono essere svolte in forma totalmente gratuita, ragione per cui emerge che i barracelli non possiedono in alcun modo i requisiti per essere dei “volontari” come definiti dalla legge. A tal riguardo è intervenuta anche la Commissione parlamentare sulla riforma fiscale. In conclusione le compagnie barracellari non sono associazioni di volontariato e pertanto i barracelli non sono volontari in senso stretto del termine». Da qui il problema: chi paga i costi e i rimborsi ai barracelli? Se la prossima estate le compagnie barracellari dovessero incrociare le braccia, il servizio antincendio verrebbe dimezzato e i comuni andranno incontro a problemi notevoli dato che verrebbe meno una presenza importante». (t.g.t.)

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