La Nuova Sardegna

Nuoro

Orosei, oltre duecento sacerdoti al convegno regionale del clero

di Mario Girau

L’evento è organizzato dalla Commissione presbiteriale sarda presieduta dal vescovo di Alghero Morfino: «Sarà un’occasione di comunione e di confronto, uno snodo storico per un nuovo cammino»

13 ottobre 2016
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OROSEI. Almeno 200 sacerdoti al convegno regionale del clero da ieri a Orosei e fino al 14 ottobre. Un appuntamento da non perdere dove vescovi e preti si ritrovano a parlare di formazione permanente. Ad organizzare l’evento la Commissione presbiterale regionale, presieduta da vescovo di Alghero-Bosa, Mauro Maria Morfino. Un’occasione di comunione e di confronto; momento di fraternità sacerdotale, snodo storico per un nuovo cammino condiviso e per ripensare la vita nei presbitèri.

Ma anche un’opportunità per rinsaldare la trama di relazioni tra le diocesi sarde. Gli ultimi stati generali del clero risalgono a ben 22 anni fa. Usciti dal seminario dopo 6-7 anni di studio, i preti vengono lanciati subito in prima linea a lavorare nelle 622 parrocchie della Sardegna ( 617 nel 1991). Molti fanno esperienza pastorale sul campo, autodidatti nelle chiese locali e aggiornamento spesso affidato alla buona volontà del singolo.

Oggi la pastorale è soggetta a una rivoluzione copernicana. «La nostra gente – dice don Nico Massa (diocesi Ales), segretario della Commissione presbiterale regionale – sta conoscendo un notevole cambiamento nei suoi orientamenti culturali e spirituali, nella sua condizione socio-economica, nelle sue strutture ecclesiali. Dentro questi processi ci siamo noi preti: in numero ridotto, rispetto a qualche decennio addietro, con un’età media piuttosto avanzata, con l’esiguità di nuove vocazioni al presbiterato che si affacciano all'orizzonte. Ma non abbiamo perso il desiderio forte di servire la Chiesa, disponendoci a confermare e ad aggiornare gli strumenti pastorali, ma soprattutto la dotazione culturale e spirituale necessaria all’opera».

L’età media elevata dei sacerdoti, la scarsità delle vocazioni e lo spopolamento delle zone interne condizionano molto la vita e il funzionamento delle dieci diocesi sarde. I preti isolani erano 938 nel 1977, passati a 880 nel 1991, oggi 826. I religiosi 383 nel ’77, diventati 358 nel 1991, 264 nel 2016. Praticamente tutte le diocesi sarde ricorrono all’aiuto di sacerdoti provenienti prevalentemente da diocesi africane. Nella diocesi di Oristano 20 parrocchie hanno un parroco in condominio; in quella di Ales operano 7 sacerdoti non italiani, 4 a Cagliari e Sassari, 11 a Tempio.

«Risulta sempre più chiaro – scrive monsignor Mauro Maria Morfino – che il senso di appartenenza fraterna al proprio presbiterio costituisca, oggi più che mai, la chiave di volta della formazione permanente.

Pertanto, l’esperienza del convegno regionale vuole essere anzitutto un momento di fraternità sacerdotale nella quale narrare la propria esperienza di pastori per condividere slanci, ansie e attese caratterizzanti l’attuale vita dei preti».

Obiettivo del convegno è per il vescovo di Alghero-Bosa «Rilanciare la comunione sacerdotale nell’accoglienza delle sfide che l’oggi della società e della Chiesa ci pongono dinanzi».

L’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, non lascia i laici fuori dal convegno. I fedeli non sono semplici spettatori interessati. «Dovrebbero sempre più riuscire a guardare oltre la persona del singolo ministro per vedere anzitutto – dice il presidente dell’episcopato sardo – il sacerdote e i doni di cui egli è portatore, non per suo merito ma per missione ricevuta da Cristo attraverso la Chiesa.

Questi doni poi non sono tutto in una comunità cristiana, chiamata ad assumere un ruolo sempre più importante nella vita parrocchiale, nei diversi ambiti della catechesi, dell’amministrazione, del servizio caritativo e sociale, beninteso in pieno accordo con il proprio parroco».

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