La Nuova Sardegna

Nuoro

Festa di popolo a Orgosolo in onore della beata Mesina

di Nino Muggianu
Festa di popolo a Orgosolo in onore della beata Mesina

I fedeli andranno in pellegrinaggio fino al luogo del martirio Oggi la giornata più importante e carica di devozione

17 maggio 2016
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ORGOSOLO. La parrocchia di San Pietro Apostolo e l’intera diocesi di Nuoro oggi è in festa per le celebrazioni in onore della beata Antonia Mesina.

Alle 7,30 parte il pellegrinaggio dalla chiesa parrocchiale per raggiungere il luogo del martirio, in località Ovadduthai dove si terrà la celebrazione della messa presieduta da monsignor Salvatore Floris e don Antonello Corrias. Alle18 la santa messa in cripta. Per la parte civile, domenica si è tenuto il pranzo comunitario in località Sant’Antiolhu che ha visto la partecipazione di centinaia di persone.

Come sempre, e non poteva che essere così, è stato un gran successo. Soddisfazione da parte del comitato organizzatore presieduto quest’anno da Peppino Puligheddu che con un gruppo di trenta persone e la collaborazione di due Leve ha lavorato alacremente per la preparazione del pranzo comunitario offerto a tutti come tradizione vuole, gratuitamente. Ma è oggi la vera festa che è cominciata i primi giorni del mese di maggio con la novena. Come sempre saranno tantissimi i pellegrini in arrivo da tutta l’isola per la celebrazione della messa nel luogo dove la giovane Maria Antonia Mesina fu massacrata a colpi di pietra da un giovane del paese che voleva, non riuscendovi, approfittare di lei.

Era la mattina del 17 maggio 1935. Antonia era andata con l’amica Annedda Castangia a cercare legna ma trovò una morte atroce. «Io 13 anni lei 16, eravamo partite insieme dal paese per andare a raccogliere legna – aveva raccontato zia Annedda in occasione del venticinquesimo della beatificazione – La mamma di Antonia aveva già preparato l’impasto per il pane che doveva essere infornato. La legna che c’era a disposizione non era sufficiente perciò aveva mandato Antonia nel bosco proprio sopra l’abitato a circa tre chilometri dal paese».

A metà strada le due ragazze hanno visto un giovane, anche lui stava andando a fare legna. Il fratello lo avrebbe raggiunto più tardi con il carro a buoi. Non era partito con l’intenzione di far male, l’idea di aggredire la giovane gli salta in testa in seguito.

«Noi – aveva continuato thia Castangia – eravamo arrivati qui nella tanca (del signor Antonio Corraine che in seguito ha donato il terreno, per fare il monumento dedicato alla beata). Lei aveva già raccolto un po’ di legna, io no ed ero ad una cinquantina di metri da lei, quando ho sentito le urla di Antonia vicino alla strada. Urlava e chiamava me e il babbo, ziu Austinu. Per un attimo avevo visto di spalle l’uomo che aggrediva Antonia. Avevo preso le corde e il rotolo di stoffa che serviva per proteggere il capo dalla fascina di legno me li sono avvolti nel braccio e ho cominciato a correre giù nella stradina, verso il paese, piangendo e urlando».

Dopo ore il corpo straziato della povera Antonia Mesina era stato trovato disteso a terra dove Annedda aveva indicato.

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