La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio di Fonni, 16 anni a Maloccu

Decisione del gup al termine del rito abbreviato. In aula anche i familiari della vittima: «Non c’è nulla da dire»

22 aprile 2016
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NUORO. Sedici anni di reclusione per Stefano Maloccu, l’ex fotografo di 74 anni accusato di aver ucciso il 24 giugno del 2015, con un colpo di pistola alla testa, l’imprenditore Mario Tronci, 65 anni, ex titolare del Caffè Roma, a Sassari. La sentenza è stata pronunciata ieri nell’aula della corte d’assise del tribunale di Nuoro dal gup Mauro Pusceddu. Il pubblico ministero Andrea Ghironi aveva chiesto per l’imputato la condanna a 18 anni, ridotti a 16 dal giudice che ha ritenuto le attenuanti prevalenti sulle aggravanti.

Maloccu ha goduto dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato richiesto dal suo difensore di fiducia, Ubio Dolfi. Oltre ai 16 anni di reclusione Maloccu è stato interdetto dai pubblici uffici. Nessun risarcimento per i familiari della vittima che non si sono costituiti parte civile. E che ieri in aula hanno assistito, impassibili, alla lettura della sentenza. Da loro nessun commento, solo un grande dolore che traspariva dai loro occhi colmi di lacrime. «Non c’è nulla da dire», hanno mormorato prima di lasciare il palazzo di giustizia.

«La famiglia Maloccu ha apprezzato il gesto dei familiari di Mario Tronci che hanno deciso di non costituirsi parte civile – ha commentato l’avvocato Ubio Dolfi – E ha chiesto scusa a tutta la comunità per quello che è successo».

L’omicidio del 65enne Mario Tronci, nel giugno dell’anno scorso, aveva scosso nel profondo Fonni. Sia la vittima che l’assassino erano molto conosciuti in città e benvoluti da tutti. Per questo l’omicidio aveva destato tanto clamore in paese. Tutti sapevano che c’erano vecchi attriti tra i due, legati a un contenzioso su un garage durato più di vent’anni, ma nessuno poteva pensare che una vecchia lite potesse degenerare in un omicidio. E invece Stefano Maloccu, nei vent’anni trascorsi nelle aule giudiziarie a litigare con Mario Tronci, aveva covato odio e rancore verso quell’uomo. L’oggetto del contendere era un magazzino che la famiglia Tronci gli aveva permesso di utilizzare e che invece Maloccu aveva deciso di non restituire più. Ne era nata una lite che era finita con Maloccu condannato a restituire il magazzino ai Tronci.

Qualche giorno prima dell’omicidio, l’ufficiale giudiziario si era presentato a casa di Maloccu per rendere esecutiva quella sentenza. A quel punto l’omicida ha perso la testa. È rimasto chiuso a casa tutto il giorno. Poi, nel pomeriggio, ha sentito il rumore della saracinesca del garage, è uscito di casa e ha incrociato lo sguardo di Mario Tronci. In quel momento nella testa dell’uomo è scattata la follia. Tra i due non c’è stato neanche uno scambio di parole. Maloccu è rientrato a casa, ha preso dall’armadietto blindato dove custodiva fucili e pistole un revolver Walther 7,65 e ha atteso in silenzio il momento buono per uccidere. Quando ha sentito la serranda del garage abbassarsi, l’assassino si è appostato dietro il portone, si è avvicinato a Mario Tronci e gli ha sparato, a bruciapelo. Il primo colpo alla spalla destra, il secondo alla tempia. Mauro Tronci è morto sul colpo. Quello mortale è stato il colpo alla testa. Dopo la spietata esecuzione Stefano Maloccu è rientrato in casa e ha chiuso la porta. Quando gli agenti sono andati a prenderlo non ha opposto resistenza e ha confessato il delitto.

Ora Maloccu è agli arresti domiciliari, «è anziano e gravemente malato», ha detto il suo difensore che aveva chiesto al gup di sottoporlo a una perizia per accertare la sua capacità di intendere e volere. Richiesta respinta. Ieri la condanna a 16 anni di reclusione. (g.z.)

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