La Nuova Sardegna

Nuoro

rapinatori in trasferta

Un teste: «Ho visto le pistole nell’auto dei coniugi Sette»

SASSARI. Secondo il pubblico ministero Giovanni Porcheddu, gli imputati Giampiero Sette e Agostina Loi ebbero un ruolo chiave nella rapina all’ufficio postale di Santa Maria Coghinas il 2 agosto 2013...

12 marzo 2016
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SASSARI. Secondo il pubblico ministero Giovanni Porcheddu, gli imputati Giampiero Sette e Agostina Loi ebbero un ruolo chiave nella rapina all’ufficio postale di Santa Maria Coghinas il 2 agosto 2013 che fruttò ai banditi un bottino di 67mila euro. Per quel fatto erano state arrestate nove persone dai carabinieri, ma solo per i coniugi Sette-Loi il processo non si è concluso. La scorsa estate, il gup Giuseppe Grotteria aveva condannato Salvatore Mulas, 34 anni, Massimiliano Ruiu, di 37, entrambi di Santa Maria Coghinas, e Serafino Mesina, 38 anni, di Orgosolo a 4 anni di reclusione. Era stata invece assolta la moglie di Mesina, Paola Filindeu, anche lei orgolese. Altri tre imputati, originari del paese della Barbagia, avevano invece patteggiato 4 anni e otto mesi: Giuseppe Monni, 32 anni, suo fratello Giovanni Antonio e Pietro Mereu, entrambi 23enni. Resta ancora in piedi il processo in abbreviato a carico di Giampiero Sette, 52 anni, e Agostina Loi, di 54, di Villagrande Strisaili. La mattina del 2 agosto di due anni fa, tre giovani a volto coperto e armati di pistole avevano fatto irruzione nell'ufficio postale, legarono i presenti con fascette da elettricista e se ne andarono con 67mila euro e l’hard disk della videosorveglianza. Secondo gli investigatori furono i tre orgolesi a mettere a segno quel colpo. «Sette e Loi – scrive il pm – pianificarono e organizzarono la rapina facendo da intermediari tra il gruppo degli orgolesi e quello di Santa Maria Coghinas; in particolare misero in contatto Ruiu e Mulas con i due fratelli Monni e Mereu. Fornirono al gruppo di Orgosolo le informazioni utili per la rapina; procurarono, tramite Mulas e Ruiu, l’alloggio a Santa Maria Coghinas dove si sarebbero nascosti sia prima che dopo la rapina; organizzarono l’accompagnamento da Orgosolo a Santa Maria Coghinas il giorno prima. Sette aveva fatto anche da palo vicino all’ufficio postale rimanendo in attesa nei pressi di un albero di fico poco distante mentre la rapina era in corso e infine, dopo la commissione del delitto, si occuparono di riaccompagnare gli autori della rapina a Orgosolo, portandoli nella propria auto (una Fiat Punto) da Santa Maria Coghinas a Bortigali dove poi vennero relevati da Mesina, nascondendo nell’auto non solo la refurtiva ma anche tre pistole e il relativo munizionamento utilizzato durante la rapina che restituirono ai giovani orgolesi nell’ovile di Battista Pisanu in agro di Orgosolo».

Nell’udienza davanti al giudice Silvio Lampus, due testimoni – che il giorno successivo alla rapina viaggiarono in auto con Sette e Loi da Valledoria a Villagrande – hanno ricostruito il percorso fatto (loro erano ignari di tutto) e hanno raccontato al giudice dei trasferimenti da un’auto all’altra fino ad arrivare in una campagna di Orgosolo. «C’erano diverse persone, era buio. Ricordo che Giampiero smontò la plastica interna dello sportello della Punto – ha detto la teste – e estrasse degli oggetti avvolti in un panno bianco, la sagoma era riconoscibile: erano pistole». (na.co.)

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