La Nuova Sardegna

Nuoro

Amianto, la rivolta di Ottana

di Paolo Merlini
Amianto, la rivolta di Ottana

Dopo anni di silenzio il caso dei lavoratori ex Enichem approda in Parlamento

24 gennaio 2016
3 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A OTTANA. Dopo anni di silenzi e tanti morti ufficialmente senza colpevoli qualcosa si muove per il riconoscimento dei lavoratori dell’ex Enichem Fibre quali “esposti all’amianto”. Uno status non invidiabile per operai e tecnici che lavorarono a Ottana per un arco di circa 25 anni (dal ’73 al ’99), ma necessario per l’eventuale riconoscimento della malattia professionale, e dunque le agevolazioni pensionistiche e la possibilità di curarsi senza costosi esborsi in prima persona. Lo stabilimento di Ottana, pur simile ai tanti stabilimenti della penisola, è sempre stato escluso da tale classificazione.

Ieri mattina l’Aiea (l’associazione nazionale esposti ampiano) ha convocato al centro polifunzionale un’assemblea partecipatissima, composta perlopiù da lavoratori in pensione: persone che vivono con l’incubo di ammalarsi da un giorno o l’altro di malattie asbesto correlate(la latenza può durare anche 30 anni, per poi esplodere in tumori che non danno scampo) e tante altre che stanno vivendo in prima persona il dramma del cancro. Ma per l’Inail (che ha respinto le domande di malattia professionale di 289 lavoratori della provincia) queste patologie non hanno nulla a che vedere con quanto avveniva all’Enichem, nonostante le bonifiche abbiano certificato lo smaltimento di ben 140 tonnellate di amianto dai vari reparti.

Le testimonianze dei malati hanno la forza della denuncia morale (e penale, a ben guardare) di un’ingiustizia con precise responsabilità e omissioni. E l’invito al silenzio sotto la pressione del ricatto del posto di lavoro, come ha denunciato il deputato Michele Piras, che insieme con il senatore Silvio Lai sta presentando nei rispettivi ambiti (Camera e Senato) interpellanze e una proposta di legge (primo firmatario Felice Casson) che riformi la normativa sulle esposizioni all’amianto, così da includere anche quelle aree industriali inspiegabilmente escluse, come Ottana, ma anche Sarroch, Assemini e Porto Torres. Emergono ancora precise responsabilità da parte della Regione, che non ha mai chiesto che i lavoratori sardi della chimica venissero considerati esposti all’amianto.

Ora qualcosa può cambiare. Ci sono voluti otto anni per arrivare a questo risultato, dice Mario Murgia, vice presidente nazionale Aiea. «Lo dobbiamo alle vedove dei morti di amianto – gli fa eco la presidente regionale Sabina Contu – le prime a rompere l’omertà che circonda il cancro». Francesco Tolu, a nome dei lavoratori ex Enichem esposti all’amianto, parla di giustizia negata e di pericoli appresi solo dopo anni di lavoro. Di un sogno industriale che ha fatto arricchire i padroni e ammalare gli operai, lasciando macerie.

Poi parlano i lavoratori a rischio tumore o che con il cancro stanno combattendo. Pietro Davoli ricorda i colleghi Piras e Moro del Laboratorio portati via dal male: qui la concentrazione di fibra d’amianto era cento volte superiore ai valori massimi consentiti e arrivava tramite l’impianto di condizionamento, ricorda Marco Pili, che era il tecnico responsabile delle bonifiche ambientali e fu inspiegabilmente messo alla porta quando la Contarp, cioè l’Inail, affermò che all’Enichem non c’era rischio amianto. «Ottana era una camera a gas», dice Mario Denti, «ottomila tonnellate di sostanze tossiche sono state smaltite bruciando a cielo aperto». Lo conferma Salvatore Batelli, vigile del fuoco all’interno della fabbrica, ammalatosi anche lui. Eppure i lavoratori non hanno avuto assistenza sanitaria, come denuncia Antonio Marceddu. Tutte denunce che, si spera, confluiranno nell’inchiesta giudiziaria aperta dalla Procura di Nuoro. Fabrizio Pinna ricorda come anche il personale delle imprese esterne fosse esposto agli stessi rischi, mentre Angelo Ruiu accusa i sindacati: «Non ci tutelarono, era come se non ci fossero», dice. Non c’erano neppure ieri, a Ottana, se è per questo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative