La Nuova Sardegna

Nuoro

Peste suina, una battaglia con pochi soldi

Peste suina, una battaglia con pochi soldi

Salis (assessorato alla Sanità): «Niente fondi per le risorse aggiuntive, le Asl dovrebbero utilizzare veterinari strutturati»

14 gennaio 2016
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NUORO. La lotta alla peste suina va avanti. Nonostante il mancato rinnovo delle convenzioni ai veterinari e la mancata erogazione da parte della Regione, nel 2015, di soldi per le risorse aggiuntive. «I fondi non sono stati erogati perché non ce n’erano – ha spiegato Gianni Salis, Capo di gabinetto dell’assessorato regionale alla Sanità e componente dell’Unità di progetto della peste suina –. Le Asl erano state invitate a utilizzare personale strutturato per la peste suina, una battaglia a cui la Regione tiene in modo particolare e si sta impegnando per sconfiggere l’epidemia, ed eventualmente ricorrere alle convenzioni per le vaccinazioni della blue tongue – ha continuato Salis – poi ogni dirigenza Asl ha preso decisioni autonome. Conosco abbastanza bene la situazione di Nuoro per quanto riguarda il settore veterinario e credo che ci siano almeno una cinquantina di veterinari che potevano essere utilizzati nel Piano peste. Capisco la situazione, capisco che l’argomento è particolarmente delicato e la tensione altissima – ha insistito il Capo di gabinetto dell’assessorato – ma è anche vero che per quanto riguarda gli interventi di depopolazione (abbattimenti dei suini, ndr) vengono chiamati a operare team esterni per evitare coinvolgimenti del personale locale ed eventuali ritorsioni. A mio parere – ha concluso Gianni Salis – per la peste suina devono essere impegnati veterinari strutturati e i fondi aggiuntivi le Asl dovrebbero destinarli ai convenzionati da utilizzare per le vaccinazioni».

Resta comunque il nodo dei fondi non erogati, che invece per quanto riguarda il 2016 dovrebbero essere inseriti in Finanziaria. Nella battaglia per la peste suina ci sono obiettivi da raggiungere. L’ambizioso piano di eradicazione della peste suina in tre anni, varato alla fine del 2014 e partito nel 2015, sta comunque andando avanti, seppure tra una miriade di difficoltà causate dalla mancanza di fondi. I responsabili del progetto puntavano su finanziamenti che però non sono mai arrivati. Ma il piano non può fallire, perché questa volta la sfida è di quelle senza scappatoie. Il futuro dell’allevamento suinicolo sardo e dei prodotti di eccellenza passa attraverso questa battaglia.

«Dobbiamo sconfiggere l’illegalità, molti allevatori l’hanno capito e si stanno mettendo in regola, ma la lotta è ancora lunga» Gigi Littarru, sindaco di Desulo, è uno degli amministratori più coinvolti. In quella parte della Barbagia di montagna, ai piedi del Gennargentu, l’allevamento dei maiali è una risorsa. I prosciutti di Desulo sono tra i più rinomati, ma la peste suina non ha mai permesso il salto di qualità. «Il sogno, che a mio parere è sempre più realizzabile – ha aggiunto Littarru, minacciato pesantemente proprio per il suo impegno contro la peste suina – è quello di un marchio doc per i prodotti della montagna. Abbiamo una ricchezza che non possiamo sfruttare per colpa di chi non vive dall’allevamento e continua a operare nell’illegalità danneggiando chi lavora in campagna. I giovani non scapperebbero dai nostri paesi se avessero la possibilità di sfruttare le possibilità offerte dal territorio. Lo spopolamento è una delle cause del proliferare della peste suina: le campagne sono abbandonate e chi vuole può allevare maiali allo stato brado senza che nessuno riesca a impedirglielo. Il problema non sono i maiali che pascolano in montagna, ma quelli ai bordi delle strade, alle periferie dei paesi, controllati a distanza da chi poi vende la carne senza controlli. L’Unità di progetto regionale e i tecnici di Laore stanno operando in maniera ottimale per sconfiggere queste cattive usanze e stanno collaborando strettamente con le amministrazioni coinvolte – ha concluso Gigi Littarru –. A lavorare sul campo è gente seria che conosce il problema e sa come affrontarlo. Tutti abbiamo lo stesso obiettivo: abbattere la peste suina. Ma lo possiamo fare solo con piani personalizzati che coinvolgono gli allevatori. Riportare la legalità significherebbe rilanciare l’allevamento dei maiali e far decollare la nostra economia». (plp)

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