La Nuova Sardegna

Nuoro

La “sferzata” del vescovo: «Lasciati soli a litigare»

di Kety Sanna
La “sferzata” del vescovo: «Lasciati soli a litigare»

Dure parole di Marcia alle esequie del pensionato ucciso: vicino di casa indagato «Lula maledetta: senza Dio questo resterà un paese sterile, è ora di cambiare»

13 gennaio 2016
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INVIATO A LULA. «Lula, come Anna nel primo libro di Samuele, è una donna sterile». È iniziata così la predica del vescovo Mosè Marcia ai funerali di Antonio Longu, il pensionato del paese ucciso con tre colpi di pistola sull'uscio di casa. Ieri decine di persone hanno preso parte alla cerimonia davanti alla bara di legno chiaro, coperta da una composizione di gigli bianchi e orchidee. Nei primi banchi i familiari; fuori, nella piazza davanti alla chiesa, molti uomini hanno atteso l’uscita del feretro che avrebbero poi accompagnato in cimitero.

«È la seconda volta che vengo a celebrare le esequie di qualcuno a cui è stata tolta la vita – ha aggiunto il prelato – Lula maledetta, perchè nell'antico testamento maledette erano le donne che non potevano avere figli. Una situazione che impediva di credere in Dio».

«Lula, oggi hai un altro figlio ucciso – ha aggiunto Marcia a gran voce, rivolgendosi ai tanti fedeli, perlopiù anziani che hanno riempito la chiesa parrocchiale, al centro del paese, proprio a pochi metri dal luogo del delitto – Lula sei come la figura del povero che sente addosso la maledizione, a cui Dio però non rifiuta nulla. Non guardiamo chi ha sparato quei tre colpi – ha aggiunto il vescovo – lasciamo ad altri il corso della giustizia. A voi sembrerà strano sentire queste parole, ma se si vivesse con coerenza seguendo gli insegnamenti di Gesù, oggi non saremo qui a piangere un altro fratello. Non puntiamo il dito contro gli altri – ha rimarcato il prelato – guardiamoci dentro. In questi anni è mancato l’insegnamento di Dio: abbiamo permesso che due persone litigassero tra di loro e le abbiamo lasciate sole. Siamo rimasti a guardare senza intervenire e dare loro consigli. Il fatto è che viviamo lontani da Dio, ci sentiamo sterili e ci sembra tutto buio. Occorre però ricominciare. Lula – ha detto ancora il presule ad alta voce – occorre riprendersi. Questo è l'anno della misericordia e dobbiamo cercare di seguire i principi e gli insegnamenti del Vangelo. Finora ci siamo rintanati nelle nostre case e pensato solo al nido intorno a noi. Invece nessuno può pensare di stare a guardare mentre due fratelli si affrontano. Ciascuno di noi – ha concluso il vescovo – fa parte della vita dell'altro e solo se saremo capaci di pensare anche al nostro prossimo e a mettere Dio al centro di tutto, la nostra esistenza potrà cambiare».

Intanto sul fronte delle indagini non si registrano novità di rilievo. I carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale di Nuoro e i colleghi della Compagnia di Bitti stanno ancora cercando l’arma del delitto, una pistola calibro 7,65 con la quale sono stati esplosi, da distanza ravvicinata, i tre colpi che hanno raggiunto la vittima alla testa. Uccidendola sul colpo. Resta invece in ospedale l’unico indagato. Si tratta del vicino di casa del pensionato, Mario Faris, ex emigrato con un passato turbolento. L’uomo aveva finito di scontare una condanna a 24 anni di carcere per l’uccisione della moglie avvenuta nel febbraio del 1974 in Germania ed era rientrato in paese 15 anni fa. Da allora abitava nell’appartamento al primo piano della palazzina popolare di via Dei Mille. Dirimpetto viveva l’ex cantoniere, Antonio Longu, con il quale non correva buon sangue. Le litigate tra i due erano all’ordine del giorno e tutte per futili motivi. Ora, ovviamente, occorrerà attendere lo sviluppo delle indagini per stabilire se l’indagato sia il vero responsabile del delitto. Nei suoi confronti, infatti, non è stato emesso alcun provvedimento.

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