La Nuova Sardegna

Nuoro

«Nuoro città impossibile per i disabili»

di Tiziana Simula
«Nuoro città impossibile per i disabili»

La sfogo-denuncia di Gonaria Congiu: «Troppe le barriere architettoniche, così muoversi diventa solo un sogno»

08 ottobre 2015
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NUORO. «Noi ci siamo e vogliamo esserci, facciamo parte di questa società. Non siamo il popolo degli invisibili». Lo dice e lo ripete col suo spirito battagliero Gonaria Congiu, quello che ogni giorno le dà la forza di scendere in strada con la sua carrozzina, consapevole degli ostacoli che incontrerà lungo il suo cammino. Marciapiedi troppo alti, scivoli inesistenti o eccessivamente ripidi, uffici pubblici inacessibili, ascensori stretti, strade dissestate che mettono in pericolo l’equilibrio della sedia a rotelle, sono solo alcune delle difficoltà con le quali Gonaria, e chi come lei vive su una carrozzina, incontra non appena esce da casa. Ma lei non si arrende. Non si stanca mai di denunciare i disagi che rendono ancora più difficile la vita di chi è già segnato dalla sofferenza. «Noi esistiamo – dice – E chiediamo agli amministratori di guardarci e considerarci. Di eliminare quegli ostacoli che ci rendono la vita impossibile».

Lo sfogo-denuncia di Gonaria Congiu, 76 anni, 25 dei quali vissuti sulla sedia a rotelle, comincia in realtà con una bella notizia. «Finalmente anche gli uffici pubblici stanno dimostrando sensibilità nei confronti di chi deve lottare contro gradini, porte non a norma e quant’altro: la Uil, in via Aosta, ha provveduto ad eliminare le barriere architettoniche all’interno della struttura», dice con soddisfazione. Perché a furia di battere e ribattere sulla questione, ogni tanto qualche scivolo o pedana compare anche in città. «Diversi bar hanno accolto il nostro appello – dice –. Così anch’io ogni tanto posso andare a bere un caffè...».

Già, perché anche un semplice gesto come quello di entrare in un bar o in un negozio diventa impossibile per chi non cammina sulle proprie gambe. Locali o marciapiedi off limits anche solo per un centimetro. «Il nostro quotidiano è fatto di ostacoli che ai più possono sembrare poca cosa, ma che diventano una montagna per chi è costretto a dipendere da una sedia a rotelle. Per questa ragione – spiega Gonaria – ho passato buona parte della mia vita a denunciare, suggerire e lavorare perché nella mia città le barriere venissero eliminate il più possibile, lavorando soprattutto sulla sensibilità della gente. Ho sempre pensato che le barriere difficili da rimuovere siano quelle mentali, le altre, se vogliamo, possiamo rimuoverle con facilità o non crearle affatto». La quotidianità di Gonaria Congiu è un percorso a ostacoli tra vie e marciapiedi, che comincia appena chiude la porta di casa, al piano terra, in via Campania. «Scusi può darmi la mano? Spesso sono costretta a chiedere aiuto a qualche passante se vedo che il marciapiede è troppo ripido perché ho paura che si ribalti la carrozzina – racconta –. Mi basta una mano per sentirmi più sicura». Una delle zone che, per motivi di salute, frequenta più spesso, è quella dove si trovano i due ospedali. «Il percorso pedonale che porta allo Zonchello non sono mai riuscita a farlo: il gradino è troppo alto e il materiale è liscio e sbatte fuori la carrozzina. Quindi sono costretta a camminare nella strada, in mezzo al traffico, con gli automobilisti che spesso suonano infastiditi perché vado piano. Vorrei anche dire agli addetti ai lavori di ricordarsi che le rampe vanno fatte in ogni attraversamento pedonale, e che negli scivoli deve essere prevista sia la salita che la discesa. Perché molto spesso succede che il disabile si trova alla fine di una strada o di un marciapiede senza possibilità di scendere perché si sono dimenticati di eliminare il gradino». Qualche intervento è stato fatto nei mesi scorsi dalla precedente amministrazione comunale: scivoli sono stati realizzati in buona parte di viale Repubblica e in via Deffenu. «Poi, però i lavori sono stati interrotti», lamenta Gonaria Congiu. Che conclude con un appello alla nuova amministrazione comunale «affinché possa riprendere in mano i lavori avviati e soprattutto non interromperli più, e proseguire di anno in anno verso la civilizzazione della città».

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