La Nuova Sardegna

Nuoro

Parlano gli operai di Ottana Polimeri: se si chiude è la fine

di Federico Sedda
Parlano gli operai di Ottana Polimeri: se si chiude è la fine

Assemblea dei cassintegrati nell’aula consiliare Bloccato il traffico nella 131, nuovo appello alla Regione

18 novembre 2014
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NUORO. L’obiettivo è uno solo: riavviare gli impianti di Ottana Polimeri. E riavviarli al più presto. Altrimenti si rischia di imboccare una strada senza ritorno. Anche perché, da queste parti, dalla cassa integrazione straordinaria, non è tornato indietro nessuno. Una strada, quella della cassa integrazione, imboccata negli anni scorsi da Legler, Enichem, Lorica, Montefibre e Minitow. Un tunnel senza uscita.

La storia, amara e piena di ferite, ora rischia di ripetersi ancora una volta. Alla Ottana Polimeri ottantotto lavoratori sono in cassa integrazione con gli impianti fermi. Ma guai, ad arrendersi: la fabbrica deve riaprire. Gli operai, lo hanno gridato a gran voce: «La chiusura sarebbe il sigillo della fine». Renzo Pala, operaio anziano di Ottana Polimeri, ieri mattina, si è seduto sullo scranno più alto dell’aula consiliare del comune di Ottana. Il sindaco, Gian Paolo Marras, gli ha ceduto volentieri il posto. Lui, l’operaio anziano, in quell’aula istituzionale, era il segno tangibile del grido di dolore degli operai più giovani che proprio alle istituzioni chiedono aiuto e risposte. Con Renzo Pala, sugli scranni dell’aula, si sono seduti altri cassintegrati. Quelli che, da una settimana, sono asserragliati intorno alla tenda che hanno messo su davanti ai cancelli dello stabilimento che vogliono riaprire. Renzo Pala, Roberto Olivas, Marco Putzulu e tanti altri: volti e voci di una crisi che rischia di travolgere quel poco di industria che ancora è rimasta nel deserto del centro Sardegna. Per un giorno gli operai cassintegrati hanno conquistato la scena. Da protagonisti.

Anche il consiglio provinciale, riunito ieri mattina a Nuoro per discutere della crisi, con in testa il presidente della Provincia Costantino Tidu e il presidente del consiglio Lucio Carta, si è trasferito a Ottana mentre l’assemblea era in corso. Un trasferimento obbligato «perché la vostra – ha sottolineato Tidu – è la lotta di tutto il territorio». Una lotta per sopravvivere. E per dare speranza ai giovani della Ottana Polimeri, il 90 per cento diplomati, molti con le buste paga dei padri, operai per trent’anni in quella fabbrica chiusa. Molti alla riunione sono arrivati direttamente dal presidio davanti ai cancelli. Con loro c’erano i sindaci di frontiera della crisi industriale: Gian Palo Marras (Ottana), Francesco Manconi (Bolotana), Michele Corda (Noragugume), Luigi Morittu (Silanus), Tonino Ladu (Olzai). A loro si sono uniti i sindaci di Siniscola, Rocco Celentano, di Macomer, Onorato Succu, di Lula, Mario Calia, di Dorgali, Angelo Carta In prima fila, a sostegno di una vertenza che si annuncia lunga e difficile, c’erano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Salvatore Pinna, Michele Fele e Felicina Corda. Una battaglia per il lavoro condivisa da tutti. «Ora – ha detto Pinna – attendiamo risposte dalla Regione e dal governo». Quell’assembla di lotta e di governo del territorio non poteva concludersi senza un gesto eclatante. Così, dall’aula consiliare di Ottana, sindaci, operai e i rappresentanti della Provincia si sono spostasti con lo striscione di Ottana Polimeri al bivio sulla 131. Il traffico è stato rallentato per un quarto d’ora. Simbolo di una lotta d’altri tempi che si ripete. E che riapre ferite mai rimarginate.

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