La Nuova Sardegna

Nuoro

La famiglia al centro dell’educazione

di Francesco Pirisi
La famiglia al centro dell’educazione

Dalla Chiesa un segnale forte rivolto ai giovani e anche alla scuola, logica prosecuzione degli insegnamenti dati dai genitori

14 ottobre 2014
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NUORO. Passa nella scuola, nella politica, nell’informazione il futuro della società declinata secondo la dottrina cattolica. Lo ribadiscono i partecipanti al convegno “Dialoghi salesiani”, per ricordare i duecento anni dalla nascita di don Giovanni Bosco, il pedagogista torinese, fondatore dell’ordine. Nell’ultimo appuntamento si parla di prospettive per la società cristiana. Per l’occasione nella parrocchia di “Funtana Buddia” c’è anche il capo della Chiesa sarda, monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari. Un intervento quello di Miglio che ricalca i temi sensibili della società, a iniziare dalla famiglia, per andare al lavoro, da rivedere e rivivere alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Argomenti già contenuti negli interventi di saluto del parroco don Manfredo Leone e di Pietro Caggiari, vice-presidente del Consiglio pastorale. Il dibattito li riporta in discussione prima della chiusura del confronto, con parole e pensieri fissi sulla supremazia della testimonianza e di un impegno dei cattolici in politica (nei partiti) che non sia di parte, ma mirato al bene comune. C’è uno spazio specifico per il pensiero della gerarchia su tutto ciò che è alternativo alla coppia fondata sul matrimonio canonico.

Monsignor Miglio ricorda e spiega: «Una cosa è il rispetto delle persone, senza nessuna aggressione o fobia, altro il giudizio sulle situazioni specifiche: una convivenza non è una famiglia. Anche se non dobbiamo dimenticare che quando due persone, di qualsiasi sesso, vivono a lungo insieme nascono dei diritti e dei doveri». Per spiegare meglio concetti e situazioni l’arcivescovo trasloca tutto sul campo civile: «La difesa del ruolo della famiglia ha anche dei risvolti positivi sotto l’aspetto dello sviluppo sociale. Ci sono i dati che testimoniano il maggior benessere dei figli che vivono in una famiglia stabile e fondata sul sacramento del matrimonio».

Proprio i ragazzi sono l’argomento sensibile del confronto, chiamati a riunire nel pensiero della Chiesa i valori cristiani e l’etica civile, che dei primi non può che essere una continuazione. Ne parla suor Antonella Cangiano, che per alcuni anni ha guidato il Liceo linguistico di via Ballero. E punta l’attenzione sul legame tra famiglia e scuola, «dove prosegue l’educazione avuta dai genitori». Per la religiosa i ragazzi sono pronti a fare la loro parte: «Hanno fiducia nella scuola, vista come luogo dove possono portare avanti e far maturare il loro progetto umano, cristiano e civile». Non la convince invece l’altra parte, quella di chi della didattica è responsabile: «Tutti parlano di programma educativo, ma delle volte tutto si riduce a un copia e incolla, senza un lavoro concreto che docenti e ragazzi mettono in campo», denuncia suor Antonella.

Tutto questo prima di andare dritta all’obiettivo della difesa della scuola paritaria (e in questo caso cattolica) dalle discriminazioni, «che persistono nonostante una legge approvata dal parlamento per sancirne la parità». Uguaglianza rivendicata soprattutto per i finanziamenti, «anche perché oggi allo Stato un nostro alunno costa appena 480 euro contro i 5.240 necessari nelle scuole pubbliche». Contestazioni a favore di un impegno sul campo, che ha necessità di finanze, ma comunque fuori da dispute di quartiere. Anzi con un occhio attento anche a ciò che succede nell’altro emisfero didattico e con la raccomandazione che «i docenti di religione cattolica siano fermento cristiano anche tra i colleghi». Vicinanza e condivisione, per quelle nuove prospettive della società di cui discute la Chiesa.

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