La Nuova Sardegna

Nuoro

Carotaggi e analisi nella vecchia discarica abbandonata nel 1993

di Tito Giuseppe Tola
Carotaggi e analisi nella vecchia discarica abbandonata nel 1993

Macomer, nel sottosuolo di “Miuddinu” è sepolto di tutto Il Comune eseguirà tutti i controlli disposti dall’Arpas

12 settembre 2014
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MACOMER. I rifiuti prodotti in 17 anni dalla popolazione di Macomer dormono interrati nella zona di Miuddinu, dove dal 1976 al 1993 si conferivano senza trattamento tutti i rifiuti provenienti dalla città. Si tratta del vecchio immondezzaio. Da poco è stato predisposto un piano integrativo di indagini per verificare lo stato dei rifiuti che fino a 20 anni fa venivano depositati e interrati nella zona. Quello di Miuddinu è un problema diverso da quello della discarica di Monte Muradu, ormai esaurita ma realizzata secondo i crismi di legge in quanto è dotata di guaina che separa i rifiuti dal suolo e da sistemi di raccolta del percolato. Per Monte Muradu, semmai, si pone il problema di localizzare un nuovo sito per realizzare una nuova discarica, indispensabile per garantire il corretto funzionamento del nuovo impianto di incenerimento che sostituirà le due linee attualmente in funzione a Tossilo. Nel vecchio immondezzaio di Macomer sono stati rimossi i rifiuti non degradati accumulati dal 1976 al 1993: ferrosi, gomme d’auto e gli inerti. Nel 1993 è entrata in funzione la discarica di Monte Muradu e da allora i rifiuti sono stati conferiti in questo sito, per poi passare al conferimento all’impianto di Tossilo negli anni successivi. Il sito di Miuddinu si estende su una superficie di 32 mila metri quadri dove in meno di vent’anni sono stati accumulati 120 mila metri cubi di materiali di ogni tipo, una di montagna di rifiuti che aveva trasformato la morfologia del luogo. I controlli periodici, che prevedono anche dei carotaggi con prelevamento di campioni, servono per tenere la situazione sotto controllo. Se inerti, ferrosi e altri ingombranti sono stati rimossi, tutto il resto rimane sotto terra, dove c’è di tutto. Quando la discarica era in funzione non c’era la raccolta differenziata. Nei cassonetti venivano depositate le buste con qualsiasi tipo di rifiuto, che sono rimaste sotto terra col contenuto e, anche se la plastica non degrada facilmente, si presume che col tempo si siano aperte e che l’acqua piovana filtrata nel terreno abbia fatto colare le sostanze degradate con conseguenze immaginabili, soprattutto per le falde. «Nel vecchio immondezzaio sotto Sa Crabarza – dice l'assessore Giovanni Lai – saranno eseguiti i controlli richiesti dall’Arpas. Si interverrà anche con sondaggi per vedere com’ è la situazione. Immagino che sotto ci sia di tutto dato che nel periodo in cui la discarica ha funzionato si conferiva direttamente tutto ciò che era da buttare, dalle pile esaurite alle sostanze inquinanti e pericolose e ai farmaci scaduti di ogni tipo. Io non posso dire cosa si deve fare. Lo diranno i tecnici basandosi sui risultati dei controlli. Per una bonifica definitiva servono soldi di cui non disponiamo».

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