La Nuova Sardegna

Nuoro

Il vescovo: rifiutiamo l’assistenzialismo

di Valeria Gianoglio
Il vescovo: rifiutiamo l’assistenzialismo

All’omelia in cima al Monte, monsignor Marcìa esorta disoccupati e cassintegrati: «Non facciamoci rubare anche la dignità»

30 agosto 2014
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NUORO. «È triste vedere serrande abbassate, imprese che chiudono, il lavoro che manca, soprattutto per i giovani. L’unico ammortizzatore sociale è ancora la famiglia, ma stiamo distruggendo anche quella. Il denaro ci sta distruggendo, e la mancanza di lavoro. Credo che sia giunto il momento di rifiutare ogni forma di assistenzialismo che ci vuole rubare la dignità, e riscoprire invece la solidarietà, non servendosi del pubblico, ma servendo il pubblico come fanno già tante persone».

Sotto l’ombra dei lecci del monte Ortobene, circondato da una decina di sacerdoti, e da almeno seicento persone accorse alla messa per la festa religiosa del Redentore, il vescovo di Nuoro, Mosè Marcìa, come tradizione vuole, dopo aver commentato il passo del giorno del vangelo, approfitta dell’omelia per tracciare un bilancio dello stato sociale del Nuorese. E come sempre non usa giri di parole ma va dritto al punto e mette il dito in una piaga che affligge anche il capoluogo barbaricino e il resto della provincia: si chiama “disoccupazione”, ma anche “assistenzialismo” e l’idolo-denaro.

Parte da una premessa che trae spunto dalle Sacre scritture, monsignor Marcìa. Si chiede, infatti, «oggi siamo qui a celebrare il Redentore, significa che siamo qui a vedere Dio, ma siamo davvero così?». E il suo pensiero va subito all’ultima tragedia del Nuorese, nata e consumata tutta tra le pareti domestiche: l’omicidio-suicidio di Oliena e la morte dei due sposi Sandro Mula e Sara Coinu.

«Tre giorni fa – dice il vescovo – abbiamo celebrato il funerale di una coppia, e non aveva problemi di lavoro». E da lì, il vescovo di Nuoro, nel suo discorso continua a evidenziare le contraddizioni di una società dove i cristiani continuano «a dire ai figli che la vita è importante», «ma poi i media ci bombardano con simboli di morte e a scuola si insegna il realtivismo più estremo, e assistiamo a una sanità che spinge verso l’interruzione di gravidanza e l’eutanasia. È questa la redenzione che stiamo celebrando oggi?».

Poi affronta, il vescovo, la nota dolente per eccellenza, anche nella società nuorese: la mancanza di lavoro. Cita la Keller, il vescovo, il caso Ottana, ma anche la Conad che a Nuoro sta chiudendo il punto vendita di Pratosardo. E sollecita, chi non ha più un’occupazione o non ce l’ha mai avuta, a non farsi rubare «la dignità, a rifiutare quindi l’assistenzialismo, a riscoprire la solidarietà e la famiglia». «Signore – aggiunge in conclusione – insegnaci a lottare per il lavoro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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