La Nuova Sardegna

Nuoro

L’incendio della Casa della società operaia

di MARINA MONCELSI
L’incendio della Casa della società operaia

Nel 1902 in occasione della festa le fiamme appiccate da un fuoco artificiale distrussero il grande Expo

29 agosto 2014
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di MARINA MONCELSI

Il Comitato organizzatore per l'inaugurazione della statua del Redentore, che nell'agosto del 1901 aveva visto con soddisfazione il risultato dei propri sforzi, si rimise al lavoro per l'anno successivo. Forte di una grande partecipazione popolare, il Comitato intuì con lungimiranza il ruolo della promozione del prodotto locale. Erano gli anni delle grandi mostre internazionali, delle cosiddette expo, e al Comitato non sfuggì l'importanza. Si decise così di organizzare una grande mostra-fiera che avrebbe proposto i prodotti delle diverse attività locali, successivamente estesa alla produzione di tutta l'isola, e fu scelta come sede la neonata Casa della società operaia. Che si trovava nella Tanca ’e Mussennore, in un terreno acquistato dalla società costituita anche a Nuoro intorno al 1870, sull'onda delle numerose associazioni operaie sorte in tutta Europa. Il terreno era stato ceduto a prezzo di favore e la costruzione procedeva con la volontaria attività degli operai e con saltuarie donazioni. Nel 1902, per la festa del Cristo Redentore, Nuoro ospitava la Grande Esposizione della produzione locale. L’evento richiamò numerosissime persone e i giornali locali dedicarono intere pagine alla mostra. Fu anche stampata una cartolina che riproduce la facciata della Casa della società operaia rivestita da un addobbo che ne mascherava provvisoriamente l'assenza di rifinitura. La Nuova Sardegna descriveva così la movimentata vita della Nuoro nell’agosto 1902: Il 5 agosto alle ore 10, con l'intervento delle autorità civili e militari, ebbe luogo l'apertura dell’Esposizione. Il sesso gentile v’era largamente rappresentato da una eletta schiera di vezzose signore e signorine. Intervenne anche l’illustre e forte scultore Vincenzo Jerace, autore del grandioso monumento al Redentore, e nostro ospite gradito ed invidiabile. Il gran padiglione dell’Esposizione, sorto quasi per incanto in breve tempo a un lato della piazza d'’Armi, è un'opera pregevole ed elegante. I lavori donneschi d’ogni genere posti in mostra, sono in complesso molto belli e lavorati con finezza.Vi si ammirano dei veri capolavori dell’arte d’Aracne, insuperabili per le più lievi sfumature e delicatezze di colori; degli accurati lavori a traforo e macramè, dei ninnoli e un'infinità d'altri lavori artistici. Ricchissima poi la mostra dei liquori, dei formaggi, dell'olio e dei dolci. L’Esposizione resta permanentemente aperta per tutto il tempo delle feste, e un’orchestra di valenti professori eseguirà molti pezzi musicali. …Nel resto della giornata fu un continuo viavai ai locali della mostra per cui era adibita la casa ancora in costruzione della Società operaia, e tutti ne ripartivano molto soddisfatti, perché vedevano che il produttore nostro cominciava a vincere quella timidità, a farsi una reclame, che è il coefficiente migliore del commercio. …Nei lavori di addobbo si spesero più di mille lire; 1200 metri di stoffa furono impiegati nel padiglione che serviva da tetto perché questo non ancora costrutto nella casa della Società operaia». Tutto sarebbe andato per il meglio, con vivissima gratificazione dei tanti che vi avevano dedicato energie e lavoro, se non fosse successo, nella serata clou dell'evento, un fatto davvero catastrofico; ne seguiamo la cronaca sempre dalla Nuova Sardegna di quei giorni: «Nelle vicinanze della casa e dentro la tanca del farmacista Tommaso Floris, nel pomeriggio, s'impiantarono gli apparecchi per i fuochi artificiali. Alle 22,30, appena finì il concerto della banda musicale, tutto il popolo si riversò nella piazza del giardino pubblico per ammirare i fuochi; quando questi erano alla fine, verso mezzanotte, scoppiò un improvviso incendio che avvolse il padiglione della Casa operaia.In meno di dieci minuti fu tutto ridotto in cenere; la folla di oltre 10 mila persone, fu presa dal panico e malgrado l'opposizione dei carabinieri, voleva assolutamente penetrare nel locale incendiato, per tentare il salvataggio degli oggetti esposti. Moltissimi quadri antichi di grande valore andarono distrutti: lo stesso destino toccò ai prodotti artistici».

Non vi furono negli anni a seguire altri tentativi di affiancare alla festa grande dei nuoresi una organizzata attività di promozione dell'artigianato e del prodotto locale. La Casa associativa, che aveva visto momenti di grande impegno sociale e di solidarietà, nel 1914 ospitò le onoranze funebri per un grande nuorese: Sebastiano Satta, che volle per sé un funerale laico proprio nel luogo in cui aveva profuso tanto del suo impegno civile. La Società Operaia visse la sua gloriosa stagione di mutua assistenza e sostegno ai lavoratori fino a quando il fascismo la sciolse, dichiarandola fuorilegge e incamerandone i beni.

* storica e ricercatrice

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