La Nuova Sardegna

Nuoro

Un insulto sui murales contro il sindaco Deledda

di Mattia Sanna
Un insulto sui murales contro il sindaco Deledda

Apparsa nei giorni scorsi a Orgosolo una scritta contro il primo cittadino Sotto accusa il permesso concesso ad alcune ragazze russe di realizzare un’opera

28 agosto 2014
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ORGOSOLO. "Dionigiello fascistello". Sul murales, intitolato alle vittime del comunismo, fa la sua comparsa una scritta contro il sindaco. Vernice rossa, calligrafia incerta, ignoti hanno voluto risolvere, così, a modo loro, la polemica scatenata dall’opera realizzata da alcune ragazze russe, qualche settimana fa. Il messaggio, apparso tra sabato e domenica scorsi, é un chiaro riferimento al primo cittadino, tacciato di metodi e costumi degni del Ventennio mussoliniano. Tuttavia, Dionigi Deledda risponde all'accaduto con ironia. «L’autore – dice sorridendo – non può che aver frequentato le scuole elementari a Predappio». «Aver accusato me di affinità all'ideologia fascista – spiega il sindaco– per aver permesso la realizzazione di un'opera che racconta gli orrori della dittatura bolscevica, sanguinaria e omicida, é come prendersela con il termometro, quando si ha la febbre. Non ha alcun senso». «Vicende come queste – aggiunge Deledda– sono fortunatamente rare nel loro genere, confinate ad un solo caso, in oltre quarant'anni di storia del muralismo orgolese e testimoniano una pessima tolleranza, che incoraggia e sconfina nell'insolenza».

Il borgo del Supramonte, infatti, attraverso i suoi muri ha saputo descrivere, analizzare ed evidenziare, in assoluta e piena libertà, tematiche differenti. Affrontate con la sola prospettiva e lettura dei fatti di chi compone. Al di là, dunque, di battute e commenti scherzosi vi é da capire quale sia o quale voglia essere il significato di questo gesto. Da ricercare, forse, nelle posizioni e nei sentimenti di qualche "nostalgico" o "irriducibile" marxista. Oppure, in un'azione goliardica o in una bravata, ritenuta divertente e spiritosa. O, d'altra parte, nel risultato di uno spontaneo e dissonante pensiero di contestazione, nei confronti dell'amministrazione cittadina, per il quale si è voluto mantenere l'anonimato. Qualunque sia la chiave, però, ricordano dal municipio, l'opera ha valorizzato, anzitutto, uno spazio spoglio e in stato di abbandono, ridando decoro e abbellendo il grigiore di una parete pressoché anonima. In secondo luogo, con il murales si è cercato di descrivere la percezione e l'esperienza diretta di un gruppo di ragazze russe, studentesse dell'Accademia di San Pietroburgo. Le giovani artiste hanno vissuto, infatti, anni di ristrettezze e miseria, imposte dal governo dell'ex Unione Sovietica. Anni nei quali vennero messe a tacere la cultura e la letteratura. «Un regime sanguinario, insomma – aveva spiegato Janina Antsulevich, insegnante e organizzatrice dell'iniziativa– che aveva posto le sue basi sull'illusione. Su una apparenza di benessere. Un inganno vero e proprio».

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