La Nuova Sardegna

Nuoro

«Altri fondi all’Isre? È molto difficile»

di Paolo Merlini
«Altri fondi all’Isre? È molto difficile»

L’assessore alla Cultura annuncia un tavolo con i responsabili dell’Etnografico e ribadisce l’impegno per il Museo Nivola

15 agosto 2014
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NUORO. Due settimane fa il Museo Nivola, oggi l’Istituto Etnografico. Assessore Firino, la Regione sta abbandonando le istituzioni culturali del Nuorese? «Non è affatto una ritirata, capisco che trovandosi nello stesso territorio si tenda a fare un ragionamento comune, ma si tratta di situazioni ben diverse». Claudia Firino, assessore regionale di una giunta ora sul banco degli imputati per i tagli alla cultura nel suo complesso, dai festival e gli spettacoli alla gestione dei musei, accetta di parlare del caso Isre, di così stretta attualità dopo che il presidente dell’istituto Bruno Murgia ha denunciato pubblicamente una situazione prossima alla bancarotta, causa disimpegno della Regione. «In realtà i casi del Nivola e dell’Isre sono ben diversi, a cominciare dal fatto che il primo è una fondazione e il secondo un ente che fa capo alla stessa Regione».

E con finanziamenti ben diversi: circa 250mila euro l’anno il Nivola e quasi sette milioni l’Isre, cinque dei quali già versati nel corso del 2014.

«Sul Museo Nivola la Regione farà il possibile, in quel caso c’è stata una riduzione negli ultimi anni, circa il 50 per cento, che non è paragonabile ad altri enti. Il Nivola è una fondazione che gode di finanziamenti regionali attraverso gli enti locali. Questo meccanismo fa sì che si creino sperequazioni di trattamento molto sensibili, come è avvenuto per il museo di Orani. Vorrei comunque sottolineare con forza che non c'è né la volontà di arretrare di fronte al finanziamento del patrimonio culturale, e in questo caso del sistema museale sardo, né in particolare nel territorio di Nuoro, che ha una tradizione molto importante e radicata».

E l’Isre, cosa accadrà?

«A me dispiace la situazione che si è creata. Avevo parlato in precedenza con l'Isre e il suo presidente, purtroppo c'erano e ci sono problemi. Ho già spiegato le ragioni che hanno portato alla compensazione, oggi contestata, dei due milioni con i fondi iscritti nel bilancio dallo stesso ente come avanzo di amministrazione. È una situazione che viene determinata da una norma precisa: non si tratta come è stato detto di fare tecnicismi o di essere poco elastici».

Si riferisce alle critiche del centrodestra?

«Esatto, anche perché c'è comunque un avanzo, quindi immagino che ci siano dei fondi che non sono stati utilizzati. So bene come enti di questa portata abbiano spesso situazioni difficili da affrontare, per quanto l’Isre sia felicemente unico nel panorama regionale. Ma se c'è un avanzo da qualche parte deve essere, o deve essere stato investito».

Murgia ha detto che se la Regione non verserà i due milioni di cui si parla l’istituto dal 30 settembre dovrà chiudere al pubblico i suoi tre musei e limitarsi al pagamento del personale. Il Sieff 2014, il festival del cinema antropologico che si svolge da oltre trent’anni, è già stato cancellato. Si sente di rassicurare l’istituto con una promessa di impegno almeno per l’apertura dei musei?

«Le richieste dell'Isre sono importanti, anche dal punto di vista quantitativo, rispetto ai contributi d'emergenza dati ad altri soggetti. Le porte dell'assessorato sono aperte per risolvere problemi o dare consigli anche nel settore della programmazione. Nell'immediato è il supporto che possiamo dare, perché uno stanziamento aggiuntivo in questo momento è difficile. Fra pochi giorni, forse la prossima settimana, incontrerò di nuovo l'Isre. Ci eravamo già confrontati sul problema di cui si parla oggi dopo l’uscita un po’ plateale del suo presidente».

Murgia dice di combattere una battaglia per una situazione che ha ereditato, perché il famigerato avanzo risale al 2012 e lui è in carica da poco più di un anno.

«Potrei dire lo stesso, ma non mi piace trincerarmi dietro questa giustificazione. Non voglio fare processi ad alcuno, ma non voglio nemmeno che il processo sia fatto a un'amministrazione regionale che pur nella difficoltà cerca di essere vicina alle situazioni critiche quando si presentano. Sottolineo che io sono per il sostegno pubblico alla cultura. Ma non può essere l'unico. Ci sono i privati, e ci sono i fondi europei. A parte i fondi indiretti, quelli strutturali, ci sono anche fondi diretti dell'Unione europea che vanno a finanziare attività specifiche come la cultura. Chi più dell'Isre che opera in campo internazionale, in un settore come il cinema etnografico con un festival apprezzato, ne avrebbe diritto? Ha una straordinaria posizione per ottenere questi fondi, perché non dimentichiamoci che è un ente di ricerca ».

La ricerca dovrebbe essere uno degli scopi fondanti dell’Isre, anzi lo è per statuto. È così anche nella pratica?

«Credo che proprio l’elemento della ricerca sia meno forte di altri. Mi ha stupito la situazione del personale, dove la figura del ricercatore sostanzialmente non esiste».

Qualche anno fa, dopo l’ultima infornata di dipendenti, si parlò di un concorso riservato ai laureati, che attualmente sono 3-4 su un totale di 35. Ma è rimasto un mero proposito.

«Credo che uno dei compiti del comitato scientifico nominato dal Cda sia fornire indirizzi in questo senso e promuovere la ricerca anche attraverso concorsi. Al tavolo con l’Isre di sicuro ne parleremo».

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