La Nuova Sardegna

Nuoro

Industria, le contraddizioni di Ottana

di Federico Sedda
Industria, le contraddizioni di Ottana

Da una parte tre milioni di euro per la riqualificazione dell’area, dall’altra le aziende che chiudono i battenti

29 giugno 2014
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OTTANA. Da una parte un investimento di tre milioni di euro per realizzare la riqualificazione e la competitività del sito industriale. Dall’altra, aziende che chiudono o fermano la produzione per crisi di mercato e mancanza di sbocchi produttivi. Le contraddizioni continuano a segnare il percorso storico dell’area industriale di Ottana. La notizia che Invitalia (braccio operativo del ministero dello Sviluppo economico) ha bandito un appalto per realizzare nuovi servizi logistici a favore delle imprese insediate e di quelle che si insedieranno perché attratte dall’appetibilità delle aree, potrebbe sembrare di quelle forti e in grado di dare nuove prospettive alla ripresa dello sviluppo. In realtà, la prospettiva potrebbe essere solo apparente. L’investimento arriva con sette anni di ritardo dalla firma dell’Accordo di programma per la reindustrializzazione e la competitività dell’area industriale di Ottana, Bolotana e Noragugume (come venne definito allora), sottoscritto a Roma il 26 luglio 2007 tra Stato, Regione, Provincia e Consorzio industriale. Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. L’investimento, di per sé, potrebbe già essere dimezzato dai ritardi burocratici e della politica e, quindi, non più sufficiente per garantire un nuovo volto all’area industriale del centro Sardegna.

Che, nel frattempo, il volto l’ha cambiato davvero. In negativo, però. Non solo in termini numerici di lavoratori occupati (oggi, compreso l’indotto, non superano i 500, a fronte dei 1.300 degli anni Novanta), ma anche in termini dei prospettiva strategica. Il quadro che emerge dal panorama industriale è poco rassicurante. A cominciare dalla uniche aziende rimaste di quello che un tempo fu il nucleo industriale con Enichem e Montefibre. Il futuro di Ottana Energia (gruppo Clivati, 110 operai)) è legato al responso dell’Autority sulla proroga dell’essenzialità. Ottana Polimeri, la fabbrica del gruppo Clivati-Indorama (110 lavoratori) che produce(va) plastica per bottiglie, il cosiddetto Pet, è ferma dal marzo 2014. Ufficialmente per crisi di mercato. Ma, più probabilmente, visto il protrarsi della cassa integrazione per altri tre mesi, per crisi di strategia produttiva.

È vero che il Pet, nel 2013, secondo le statistiche di Federchimica, ha perso il 2,6% di quote di mercato, ma è anche vero che, è stato il prodotto che ha perso di meno rispetto alle altre materie plastiche. Mentre Ottana Polimeri è chiusa, Indorama, socio del gruppo Clivati in Ottana Polimeri, acquista fabbriche analoghe in Turchia. Altre contraddizioni di Ottana? Forse. I lavori di riqualificazione dovrebbero ora consentire alla zona industriale di fare un salto di qualità. Il resto riguarda la politica industriale. Che ancora non c’è.

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