La Nuova Sardegna

Nuoro

Resistenze e burocrazia bloccano il progetto Glm

di Tito Giuseppe Tola
Resistenze e burocrazia bloccano il progetto Glm

Macomer, l’azienda è pronta a realizzare un nuovo impianto nella zona di Tossilo per produrre con l’accordo di programma energia da fonti rinnovabili e derivati

10 marzo 2013
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MACOMER. A Macomer non c’è iniziativa che nel suo camino non incontri ostacoli e resistenze. Dopo l’inceneritore, il progetto di una struttura sanitaria privata nella ex Locatelli e la Ceccato, è ora la volta della Glm Ambiente, un’azienda dell’accordo di programma di Tossilo che ha in progetto di realizzare un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili mediante processi di digestione anaerobica a umido, compostaggio e wet oxidation, un sistema di trattamento che consente di trasformare i materiali biologici (rifiuto umido, scarti di macellazione, fanghi biologici e altro) in compost o in un prodotto intermedio da affinare producendo energia. Obiettivo della Glm è principalmente quello di produrre energia, e perciò ha ottenuto le autorizzazioni per collegarsi alla rete. Il progetto è stato valutato positivamente dalla programmazione regionale e la Sfirs ha dato indicazioni per acquistare l’area sulla quale sarà realizzato l’impianto, cose che l’azienda ha fatto subito. Manca però il via libera dell’assessorato regionale all’Ambiente e un altro inciampo è quello delle resistenze che l’iniziativa incontra nel territorio, a partire da quelle sindacali che temono la concorrenza con l’impianto di compostaggio della Tossilo, di fronte alla quale è prevista la realizzazione dello stabilimento Glm. A Macomer è come con la Tav in Val di Susa. Qualsiasi iniziativa incontra ostacoli e resistenze che finiscono per scoraggiare chi la intraprende. Di recente sono abortiti in fase di concepimento alcuni progetti che altrettanti operatori si proponevano di realizzare in città, i quali li hanno abbandonati preoccupati per le possibili resistenze.

Quello della Glm è un progetto importante che prevede un investimento complessivo di 22,5 milioni di euro e l’occupazione a regime di 40 dipendenti. Chi è contro l’iniziativa sostiene che con l’impianto di compostaggio di qualità realizzato a Tossilo e gli altri impianti in funzione in Sardegna non ci sarà materia prima sufficiente per tutti. «Il quantitativo di compost prodotto nell’isola – dice il presidente della Glm, Gabriele Lamberti, – giustifica da solo quattro impianti come il nostro. Noi siamo stati inseriti nell’accordo di programma di Tossilo con lo scopo di fare filiera, peró occorre anche considerare che spesso gli impianti pubblici possono non essere efficienti e magari non garantire la produzione di compost, pertanto noi potremmo mantenere la linea in via residuale per fare fronte alle emergenze. Oppure possiamo stralciarla. Questo peró deve dircelo la Sfirs. Va sottolineato che la linea di compostaggio nel nostro business plan ha un’incidenza irrisoria».

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