La Nuova Sardegna

Nuoro

Incidenti, l’associazione vittime: «Deliranti le parole di Seddone»

di Marco Sedda
Incidenti, l’associazione vittime: «Deliranti le parole di Seddone»

La Onlus chiede al presidente nazionale dell’Automobile club Italia una presa di distanza ufficiale «Irricevibili le teorie sulla responsabilità di ciclisti e pedoni, che ogni anno pagano col sangue»

13 novembre 2012
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NUORO. Un putiferio. Le parole che il presidente provinciale dell’Aci, Pierpaolo Seddone, sabato scorso ha dedicato ai pericoli della strada e in particolare a quelli causati dai ciclisti, hanno scatenato diverse reazioni, e non solo tra gli amanti delle due ruote.

Maurizio Galli Angeli, vice presidente nazionale dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, definisce deliranti, assurde e folkloristiche le dichiarazioni del presidente dell’Aci nuorese. E lo fa in una lettera indirizzata al presidente nazionale dell’Automobile club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, a cui chiede di prenderne le distanze. Nel suo intervento Seddone commentava i dati per cui in tutta Italia dal 2009 al 2011 il numero degli incidenti e delle vittime è diminuito, mentre a Nuoro i decessi causati da sinistri stradali è invece aumentato (da 10 a 16).

«Leggo basito – scrive Galli Angeli – le dichiarazioni “deliranti” del responsabile Aci di Nuoro signor Pier Paolo Seddone, ex pilota di rally (specialità che troppo spesso semina morti innocenti nei circuiti stradali) di cui riporto testualmente alcuni stralci. Il presidente provinciale Aci di Nuoro afferma “io quando guido sono molto attento e gli unici incidenti che ho avuto è stato per colpa di tre pedoni che mi sono venuti addosso” ed ancora sulle biciclette “sulle strade sono il pericolo peggiore, inoltre in provincia praticamente non esistono le piste ciclabili, una circostanza che fa sì che l’automobilista non rispetti, come invece dovrebbe, il ciclista”». Secondo Galli Angeli nelle parole di Seddone si legge «l’assoluta indelicatezza, per usare un eufemismo, rispetto all’enorme tributo di sangue che i pedoni pagano ogni anno, ed al dolore lancinante dei loro familiari. Per quanto concerne i ciclisti, altri utenti deboli della strada, le affermazioni rilasciate rasentano il patologico. Asserire che sulle strade il pericolo maggiore sono le biciclette e che gli automobilisti non rispettano i ciclisti come dovrebbero (notare il condizionale) perché non ci sono piste ciclabili, dimostra, ancora una volta, la miopia e l’incompetenza di alcuni operatori del settore».

Galli Angeli ricorda poi i dati sugli incidenti stradali avvenuti nel 2011 e pubblicati dall’Istat, che «evidenziano in maniera preoccupante l’aumento del numero dei morti tra i ciclisti (+ 7,2 per cento) pari a 282 unità e l’impercettibile calo dei pedoni uccisi (-4 per cento) che sono stati ben 589».

La lettera del vicepresidente nazionale dell’Associazione termina con una richiesta: «A nome delle migliaia di vittime della strada e dei loro familiari che rappresento – scrive Galli Angeli a Sticchi Damiani – le chiedo di voler prendere pubblicamente le distanze dalle assurde e folkloristiche dichiarazioni rilasciate dal signor Seddone, presidente provinciale Aci di Nuoro, esponendo in maniera chiara e inequivocabile la posizione ufficiale dell’Aci da lei presieduto».

Parole durissime, che non mancheranno di causare altre reazioni, e probabilmente non solo da parte del presidente provinciale dell’Aci.

Per dovere di cronaca è però necessario riportare per intero il tanto contestato pensiero di Seddone sulle biciclette, così come pubblicato lo scorso sabato: «Sulle strade sono il pericolo peggiore. Iniziamo con il dire che tantissime biciclette sono sprovviste della segnaletica catarifrangente e dunque non potrebbero circolare e invece lo fanno e anche di notte. Inoltre in provincia praticamente non esistono le piste ciclabili, una circostanza che fa sì che l’automobilista non rispetti, come invece dovrebbe, il ciclista. Senza considerare che chi va in bici spesso non rispetta le regole della strada e a volte neanche le conosce, perché non esiste una patente per andare in bicicletta. Anche per questo abbiamo pensato ai corsi di educazione stradale nelle scuole, a cominciare dalle regole base. Perché non è possibile che un giovane vada in bici sulla strada e per esempio non conosca il segnale di dare la precedenza».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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