La Nuova Sardegna

Nuoro

Abusi edilizi a Tertenia, forti tensioni dietro la tregua

di Pier Giorgio Pinna
Abusi edilizi a Tertenia, forti tensioni dietro la tregua

Settimana forse decisiva per evitare gli abbattimenti, ma sarà difficile qualsiasi sanatoria a meno di 300 metri dal mare

16 aprile 2012
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TERTENIA. La tregua regge. Per ora. Ma è carica di nubi scure e di forti tensioni. Basterà la sospensione provvisoria delle demolizioni per superare l’impasse degli abusi edilizi? Molti in questa parte d’Ogliastra, da Tortolì sino al litorale a sud di Tertenia, se lo augurano. Sindaco e consiglio comunale in testa: da settimane sono tutti mobilitati, in questo paese che grazie alle iniziative legate al turismo è una delle poche aree dove c’è un aumento della popolazione e che oggi sfiora i quattromila abitanti, per individuare una soluzione che salvi l’ambiente e impedisca l’abbattimento di 250 edifici costruiti in maniera del tutto irregolare. Fabbricati – è bene ricordarlo – almeno dal 2009 inseriti in una lista di opere da buttar giù perché preceduta da sentenze di condanna passate in giudicato. Provvedimenti del tribunale di Lanusei che, come sanzione collaterale, non lasciavano scampo ai «manufatti» venuti su senza rispettare le norme urbanistiche.

La rivolta. «Le ruspe non ci fanno paura: le bloccheremo», continuano a ripetere i promotori delle manifestazioni organizzate negli scorsi giorni. In passato i blitz a colpi di benna non ci sono stati: qui, in qualche altro centro vicino e a Tortolì (per la zona di Orrì, dove sono state dichiarate fuori legge, in un coacervo di lottizzazioni illecite, altre centinaia di case) avrebbero dovuto essere disposti dai primi cittadini che si sono alternati negli ultimi anni alla guida delle comunità. E, in loro assenza, dai prefetti. Fatto sta che, finora, ci sono stati ritardi e lungaggini burocratiche non soltanto alla base delle procedure che hanno poi nei fatti favorito gli abusi edilizi, ma persino nelle successive operazioni per ripristinare le norme.

Le speranze. Da qui il fatto che il procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, sia dovuto subentrare («in supplenza») per assicurare il rispetto delle decisioni prese a suo tempo dal tribunale. Ed ecco perché, sebbene siano in atto tentativi per varare contromisure amministrative adeguate, sarà molto difficile che un domani le case realizzate a meno di 300 metri dalla battigia, nella marina di Tertenia come a Orrì, possano salvarsi. Tutto infatti lascia pensare che, anche a fronte di una sanatoria, le leggi nazionali e regionali che hanno vietato negli ultimi decenni edificazioni in questa fascia protetta non possano venire superate o in qualche modo aggirate.

Mobilitazione. In prima fila alla guida del più forte comitato antidemolizioni c’è Franco Lai, vicecoordinatore regionale del Pdl, capogruppo dell’opposizione al Comune di Tertenia e sempre per il Pdl consigliere della Provincia Ogliastra.

Soluzioni. In queste ore, nell’attesa che oggi cominci una settimana forse decisiva, proprio Franco Lai è fra i tanti che non si stancano di ribadire un concetto: «Da noi nessuno ha costruito ville o dimore di lusso per qualche ragione speculativa, qui ci sono soltanto casette di prima necessità, spesso passate dai padri ai figli perché altrimenti non avrebbero saputo dove andare a vivere mettendo su famiglia».

Tante vicende a sé. Tra i 500 in attesa, decine di abitanti con alle spalle storie di frequente del tutto diverse. Come per esempio Giovanni Floris e Marina Meloni, il primo a Tertenia e l’altra a Orrì venuti a trovarsi nel tempo in condizioni differenti, ma accomunati dall’ansia di perdere la propria casa in maniera irrimediabile. Stessa posizione nella quale si trovano la gran parte delle persone condannate per gli abusi edilizi e i loro familiari.

Il Comune. Gli amministratori di Tertenia sono i primi a sapere che le tensioni latenti possono sfuggire di mano. La bomba depositata la settimana scorsa davanti al portone posteriore del municipio ne è la prova lampante. Perciò nelle ultime ore, all’indomani della manifestazione sull’Orientale Sarda e del nuovo sit-in per impedire il passaggio delle ruspe verso Sàrrala, hanno intensificato gli sforzi. Vogliono ottenere risposte «certe e urgenti dalla Regione».

I tempi. Soluzioni che lasciano intravedere nuovi spiragli magari a partire da oggi o domani. In fondo, sono le stesse assicurazioni che richiede il procuratore della Repubblica. Un modo per rendere stabile questo blocco provvisorio delle benne. Altrimenti tutto lascia pensare che le demolizioni potranno riprendere presto. E stavolta senza tregua.

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