La Nuova Sardegna

Blue tongue, ora scatta l’allarme

di Tamara Peddis
Blue tongue, ora scatta l’allarme

In 15 giorni 40 ordinanze, 300 capi abbattuti negli allevamenti, controlli sulla carne in vendita

18 settembre 2013
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IGLESIAS. Oltre quaranta ordinanze del sindaco di Iglesias per la blue tongue negli ultimi quindici giorni. Se non è allarme, poco ci manca. Le disposizioni sono state emesse su richiesta dell’ufficio veterinario per adottare misure cautelative, oppure il sequestro dell’allevamento, o per la distruzione delle carcasse dei capi ovini. La malattia infettiva, nota anche come febbre catarrale, colpisce prevalentemente le pecore, le specie più sensibili all’infezione da moscerino del genere culicoides. La blue tongue ha avuto una grande diffusione quest’anno negli allevamenti di Iglesias, ma anche nei centri limitrofi comeGonnesa, Portoscuso, Fluminimaggiore, Domusnovas e Villamassargia, tutti comuni che ricadono nel distretto sanitario di Iglesias. Su 156 mila ovini presenti in tutto il Sulcis Iglesiente, 90 mila sono stati già sottoposti a profilassi vaccinale. Purtroppo si è registrata la morte di trecento capi e l’80 per cento di questi si trova nel distretto sanitario di Iglesias. Ci sono pericoli per chi compra la carne? «Nessun problema per il consumo di carne», spiega il veterinario della Asl 7, Gian Nicola Sanna, che precisa: «La carne è controllata non solo quando parte dall’azienda, ma anche durante la macellazione e successivamente, prima della messa in vendita». La preoccupazione, secondo i sanitari, sta nel fatto che la patologia si sta diffondendo e purtroppo il numero degli ovini morti potrebbe salire molto presto ben oltre i trecento capi stimati finora. «La raccomandazione che facciamo a tutti gli allevatori – avverte il veterinario – è di sottoporre gli animali alla profilassi vaccinale, che è obbligatoria e gratuita, senza la quale poi non potrebbero chiedere gli indennizzi, qualora si manifestasse la presenza della blue tongue». Ma per prevenire la malattia, fanno sapere i veterinari della Asl, ci sono una serie di misure cautelative come: eliminare nell’azienda pozzi di acque salmastre e liquami, zone dove prolifera il moscerino, vettore della malattia; effettuare dei trattamenti sul dorso dell’animale con prodotti specifici, e il ricovero in zone coperte e protette degli ovini sia di primo mattino, nelle ore serali e notturne. «Non solo la vaccinazione, la prevenzione sta in un mix si misure per contrastare in maniera efficace il diffondersi della febbre catarrale», conclude Gian Nicola Sanna.

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