La Nuova Sardegna

Cagliari

Ore di attesa davanti a un ambulatorio chiuso: l'odissea di una paziente al Brotzu

Ore di attesa davanti a un ambulatorio chiuso: l'odissea di una paziente al Brotzu

Inutile la prenotazione fatta attraverso il Cup, la donna e gli altri pazienti residenti lontano da Cagliari sono dovuti tornare a casa

23 maggio 2014
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CAGLIARI. Un’attesa interminabile di mattina davanti all’ambulatorio nel corpo aggiunto del Brotzu per sentirsi dire che l’appuntamento non valeva nulla perché le visite si facevano nel pomeriggio e in ogni caso in quella giornata non c’era posto. Anche se la paziente aveva una prenotazione. Anche se c’era scritto “urgente”. Anche se aveva pagato il ticket. E, soprattutto per lei, anche se aveva fatto 150 chilometri per rispettare quell’impegno medico.

Dunque la storia risale a qualche giorno fa, la paziente non era sola, con lei hanno vissuto la piccola (grande) odissea altre persone che, in comune, avevano i chilometri fatti la mattina per raggiungere il Brotzu, ospedale di alta specialità, ma, evidentemente, di qualche difettuccio organizzativo.

Tutta colpa del Cup, centro unico di prenotazione, secondo l’opinione degli operatori cui la paziente e il suo seguito di sofferenti si sono rivolti per capire come risolvere la questione. Il Cup avrebbe fatto una prenotazione sbagliata alla signora e agli altri, ma constatato questo che si arrangiassero tutti perché il grande e super specializzato Brotzu non aveva modo di rimediare all’errore che, se non era del singolo operatore dell’ambulatorio, non era certamente neppure della donna che ha deciso di rivolgersi alla Nuova, nè degli altri che sono andati via rassegnati e molto stanchi.

Il 20 maggio scorso la paziente (che aveva chiesto una giornata di congedo dal lavoro) alle 9 del mattino aspettava di fare la visita al secondo piano del corpo aggiunto del Brotzu (un edificio accanto all’ospedale) nel reparto di chirurgia generale.

Dopo un’ora e mezza che non si vedeva nessuno e l’ambulatorio continuava a restare chiuso, i presenti hanno cominciato a preoccuparsi. La signora racconta che il cartello affisso alla porta dell’ambulatorio indicava orari di visita dalle 9 alle 13, ma alle 11 ancora non si era visto nessuno e gli infermieri che passavano consigliava di aspettare ancora. Quindi la decisione: tutti a chiedere di un caposala che desse qualche informazione più precisa. Trovata la caposala del primo piano, la risposta è stata: andate al settimo piano in gastroenterologia per la visita specialistica. Chi non conosce il Brotzu non sa che passare da un reparto all’altro può essere una prova di sopravvivenza perché i cartelli sono devianti e gli ascensori estenuanti. Ma una volta giunto alla meta il drappello di visitandi si è sentito dire che le visite si fanno di pomeriggio e comunque, nel pomeriggio, non c’era posto.

Il passo successivo è stato andare all’Urp e in direzione, ma nessuno poteva fare niente, colpa del Cup, appunto. Bisognava riprenotarsi lì o altrove.

La signora che ha scritto al giornale fa sapere che neppure l’Urp ha chiarito il primo mistero: perché l’ambulatorio del secondo piano corpo aggiunto fosse chiuso in orario di visite senza che un cartello dicesse il contrario.

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