La Nuova Sardegna

Cagliari

Il dossier di Mauro Pili sulla miniera al cianuro

di Luciano Onnis
Il dossier di Mauro Pili sulla miniera al cianuro

Furtei, il deputato candidato di Unidos denuncia il disastro ambientale lasciato dopo le estrazioni dell’oro - VIDEO

07 novembre 2013
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FURTEI. Eccolo, il dossier velenoso che il deputato Mauro Pili, leader del movimento Unidos dopo la fuga dal Pdl, ha messo insieme per smascherare la combine che ci sarebbe stata nel 2009 fra poteri finanziari internazionali e istituzioni sarde (“Regione e dintorni”) attorno alle bonifiche minerarie in Sardegna, prima fra tutte quella nella dismessa miniera dell’oro di Furtei, diventata nel tempo una devastante bomba ecologica al cianuro (e altro ancora) che solo per miracolo non è mai esplosa. Pili, dopo la guerra dichiarata a Tirrenia ed Eni per i presunti soprusi a danno della Sardegna e dei sardi, questo dossier sugli intrecci attorno alla miniera d’oro di Santu Miali – con possibili ripercussioni nelle stanze regionali e precedenti “punture” a Cappellacci anche in chiave pre-elettorale -, lo ha reso pubblico ieri a Cagliari in conferenza stampa, lasciando intendere anche che “non finisce qui”. Già il titolo del dettagliato rapporto, presentato con il supporto di immagini che parlano da sole sul degrado lasciato dai cercatori d’oro della Sgm, la dice lunga: «La grande speculazione sulla testa dei Sardi e della Sardegna». Prim’attore tale mister Morris, ex direttore della società aurifera che ha sventrato le colline fra Furtei, Guasila e Segariu: appare nel report di Pili come il ‘deus ex machina’ delle intricate operazioni svoltesi attorno alla miniera aurifera sarda e alle operazioni di bonifica minerarie in tutta la Sardegna. Il leader di Unidos parla di un «filo rosso tra Mr. Morris e le istituzioni sarde», quindi di «una scalata fatta a colpi di cianuro e forti rapporti con poteri regionali». E ne spiega la dinamica: «Un assalto messo a punto in ogni dettaglio nel dicembre 2009, con tanto di comunicazioni formali alla Borsa dei Metalli di Londra attraverso le trimestrali della neonata King Rose Mining, società gestita dagli stessi che hanno raso al suolo e inquinato le colline di Furtei e dintorni». La King Rose – documenta Pili – «aveva raggiunto un accordo con il semiautonomo governo dell’isola per occuparsi degli sterili nel bacino minerario del Sulcis-Iglesiente-Guspinese. Hanno fatto prima fallire la Sardinian Gold Mining, poi ecco l’accordo di pre-fattibilità con la Regione».

Nel verbale della trimestrale trasmesso alla Borsa dei Metalli londinese la King Rose comunica che «grazie ai forti rapporti con le istituzioni, siamo lieti di annunciare che sfrutteremo tutte le aree minerarie della Sardegna». Un progetto che prevede la separazione dei metalli pesanti nelle discariche minerarie (90 milioni di tonnellate di scorie) e fra queste quella di Furtei . «L’annuncio dell’accordo – dice Pili – è stato giocato nelle borse internazionali dei metalli e il titolo della King Rose Mining Lmd di mister Morris è schizzato alle stelle». Chiaro che a guadagnarci sia stato colui che già con la Sardinian Gold Mining aveva realizzato cifre stratosferiche, salvo poi far fallire la società e lasciare cianuro in libertà, scempio ambientale e costi di ripristino e messa in sicurezza a carico della Regione, sua partner minoritaria con il pacchetto Progemisa. «Questo signore è ricomparso nel 2009 negli uffici regionali e dell’Igea – accusa Pili – e gli hanno assurdamente spalancato le porte».

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