La Nuova Sardegna

Cagliari

È record: in centro chiuso un negozio su tre

È record: in centro chiuso un negozio su tre

Per Confesercenti la città registra la percentuale più alta in Italia di fallimenti di esercizi commerciali

16 marzo 2013
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CAGLIARI. Negozi che chiudono e centro storico sempre più vuoto. Nella classifica nazionale Cagliari batte tutti: secondo l'osservatorio Confesercenti la percentuale di attività che abbassano le serrande è pari, in città, al 31 per cento. Morale della favola (più che altro è un film horror): un locale commerciale su tre, sempre per Confesercenti, rimane sfitto; per ogni negozio c'è una perdita economica annua, sempre a Cagliari, che oscilla tra i 22.200 e i 48mila euro. «I dati di questo primo bimestre – spiega il presidente regionale Marco Sulis – dimostrano ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, la gravità del momento che sta attraversando il comparto del commercio al dettaglio, soprattutto quello legato a piccole e medie superfici. Per arginare la deriva, è indispensabile e urgente agire su due livelli: da un lato occorrono politiche nazionali volte alla diminuzione degli aggravi fiscali per cittadini e imprese, per favorire il rilancio dei consumi e del mercato interno; dall’altro, è necessario intervenire sui problemi particolari del settore». Le strade da risollevare sono soprattutto via Garibaldi e via Manno, le strade dello shopping. «I dati – spiega il presidente provinciale di Confesercenti Roberto Bolognese – sono eloquenti. Ma è un disastro annunciato: basta andare a vedere le attività che chiudono in via Manno. Noi abbiamo chiesto da tempo una zona pedonale integrale. Con fioriere e tavolini fuori, bisogna cambiare rotta». Nel mirino anche le tasse. «Non sono più adeguate – accusa – agli incassi di questi tempi sempre più difficili». Ma anche i commercianti devono provare a battere nuove strade. «Bisogna diversificare l'offerta – suggerisce Bolognese – e avere il coraggio di cambiare tipo di attività: più servizi per i cagliaritani e per i turisti. Però bisogna che si crei un fronte comune: anche le strade devono essere più accoglienti». (s.a.)

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