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La Procura indaga sullo stadio mai nato, l’affare Karalis Arena

di Mauro Lissia
La Procura indaga sullo stadio mai nato, l’affare Karalis Arena

Sei milioni incassati dalla società Santa Caterina per i terreni attorno all’aeroporto di Elmas che per la Procura sarebbero ancora della Regione. I soldi sono quelli versati da Massimo Cellino per realizzare il progetto dello stadio

21 febbraio 2013
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CAGLIARI. Sei milioni di euro incassati dai proprietari della società Santa Caterina in cambio dei terreni attorno all’aeroporto di Elmas, terreni che secondo la Procura risulterebbero ancora proprietà della Regione. I soldi sono quelli versati da Massimo Cellino per realizzare il progetto Karalis Arena, un colpo messo a segno in barba alla Sogaer che su quell’area vantava un preliminare d’acquisto. Ora si scopre che i dintorni dell’aeroporto sono stati per anni un crocevia di interessi privati che coinvolge i piani alti dell’imprenditoria immobiliare cagliaritana e salta fuori che una grossa quota della Santa Caterina era in mano all’avvocato Benedetto Ballero, a lungo legale del comune di Elmas e ora difensore di Cellino nei procedimenti penali in corso.

Un passo indietro per capire cosa c’è dietro questa complessa vicenda che la Procura è impegnata a ricostruire su documenti che risalgono anche agli anni Settanta. Un lavoro utile a capire come sia stato possibile che aree dell’Etfas, l’antico ente di sviluppo agrario della Regione divenuto poi Ersat, siano finite in una filiera di società in base a un diritto di usucapione che può sussistere solo tra privati. E soprattutto com’è possibile che alla fine siano stati i soci della Santa Caterina a incassare denaro in cambio di proprietà pubbliche. Su questi interrogativi convergono due inchieste parallele: quella che riguarda Massimo Cellino e il sindaco di Elmas Walter Piscedda, indagati dal pm Emanuele Secci per abuso d’ufficio e tentata estorsione nei confronti dell’ente di gestione dello scalo, la Sogaer. E indirettamente l’altra, quella esplosa la scorsa settimana con gli arresti di Cellino e degli amministratori quartesi Mauro Contini e Stefano Lilliu, che riguarda i lavori di Is Arenas. Il punto d’incontro è Contini, che ha ammesso di aver mediato l’acquisto delle aree di Elmas per conto di Cellino, incassando una provvigione di centomila euro. Ma gli atti raccolti dalla Procura descrivono una vicenda tutt’altro che chiara, dove il presidente del Cagliari assume il ruolo della vittima e insieme dell’imprenditore d’assalto. Vediamo come e perché.

Il dato di partenza è che dopo un complicato giro di compravendite andato avanti per decenni le aree pubbliche di Elmas finiscono alla società Santa Caterina. I terreni sono divisi tra numerosi proprietari, l’ultimo amministratore è Alessandro Podda, della famiglia di imprenditori lattiero-caseari, sentito avantieri come testimone. Una quota importante della società appartiene all’avvocato Benedetto Ballero, in quella fase consulente legale del comune di Elmas. Il valore dei terreni è basso, perché il piano regolatore dell’aeroporto prevede in quegli spazi la realizzazione di servizi, tra cui una pista per piccoli jet. Qualsiasi speculazione immobiliare appare preclusa, nel rapporto con Sogaer si tratta di recuperare al massimo il valore di esproprio. La curiosità della Procura è rivolta all’ingresso di Cellino in un’operazione che appariva blindata: a gennaio del 2010 la Sogaer aveva sottoscritto un preliminare d’acquisto su tutti i terreni della Santa Caterina, stranamente però il termine per la registrazione stabilito nell’atto risulta molto lungo: sei mesi. Così Cellino, attraverso la società Sgs, s’inserisce nell’affare e approfittando del vuoto contrattuale compra le quote della società. Siamo a maggio 2010. Ma c’è di mezzo Sogaer ed ecco come Cellino, diventato controparte della società di gestione aeroportuale, si libera del problema: fissata a due giorni dalla scadenza del preliminare la firma del contratto definitivo, Cellino e il presidente Vincenzo Mareddu si ritrovano faccia a faccia nello studio del notaio Roberto Vacca. Ma Sogaer mette sul tavolo assegni circolari insufficienti a saldare il prezzo d’acquisto. Così l’appuntamento è rimandato, ma alla data stabilita Cellino non si presenta e il preliminare scade. Al pm Secci, durante un interrogatorio, spiegherà che non era convinto dell’interesse di Sogaer, pensava a un bluff. Comunque sia Cellino si tiene la società e il 5 agosto successivo, con un atto a parte, acquista anche i terreni, pagando due volte le tasse per avere lo stesso bene. Santa Caterina diventa una controllata di Sgs e il presidente del Cagliari elabora un progetto che comprende stadio, market e case di qualità da condividere con imprenditori cagliaritani: alcuni nomi sono agli atti del procedimento. Qui le voci s’intrecciano coi dati investigativi: sembra che Cellino avesse raggiunto un’intesa coi vertici Enac, possibilisti sullo stadio. Comunque il sindaco Walter Piscedda lo appoggia sia sul piano politico che amministrativo con una proposta di variante del Puc che darebbe il via libera alla Karalis Arena. Poi qualcosa - siamo al 2011 - si rompe: Enac si mette di traverso e raddoppia la distanza del vincolo di sicurezza, nessuna costruzione entro i mille metri dal bordopista. Sogaer avvia una causa. È lo stop definitivo al progetto. Eppure in quella fase Cellino sembrava correre in discesa ed era pronto a investire milioni di euro dopo averne speso sei per acquistare le aree private. Quali forze si sono opposte a un’operazione che piaceva ai costruttori cagliaritani e a gruppi di potere non lontani dalla Camera di commercio, che controlla Sogaer? Chi ha fatto promesse a Cellino, senza poi mantenerle? Non sono domande inutili e gli esami di Cellino e Contini condotti dal gip Giampaolo Casula e dal pm Enrico Lussu sembrano aver fornito chiavi d’interpretazione dei fatti utili in entrambe le inchieste. Oggi intanto il gip deciderà sull’istanza di scarcerazione per Lilliu, domani su quella per Cellino e Contini.

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