La Nuova Sardegna

Cagliari

Campagna per il no all’elettroshock

Campagna per il no all’elettroshock

E’ ancora praticata al Santissima Trinità di Cagliari e nelle strutture ospedaliere di Oristano. Le ultime ricerche dimostrano l’inutilità medica di questo tipo di intervento

28 novembre 2012
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ROMA. Si riparla di elettroshock e da una serie di notizie diffuse ieri risulta che questo tipo di pratica è ancora presente al Santissima Trinità di Cagliari e nelle strutture ospedaliere di Oristano. Negli ultimi anni Psichiatria democratica, insieme a diverse altre associazioni, parla di 1.400 casi. E lancia perciò la campagna 'no elettroshock', con un manifesto disegnato da Sergio Staino, gazebo e incontri nelle città italiane. La cosiddetta terapia elettroconvulsionante, stando a questi dati, sarebbe ancora diffusa in nove strutture, tra pubbliche, private e convenzionate. Nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio lo psichiatra Cesare Bondioli ha fatto esplicito riferimento alle due nell’isola, oltre ad altre strutture di Montichiari, Brunico, Bressanone, Pisa, Roma, Verona e Bologna.

«Le ultime revisioni scientifiche - ha aggiunto lo specialista - ci dicono che l'elettroshock non ha alcun fondamento di efficacia medica». Mentre, ha aggiunto il vicepresidente di Psichiatria democratica, Emilio Lupo, «la strada maestra per la cura di questi pazienti è la presa in carico globale da parte delle strutture territoriali, che sono sempre più private di mezzi».

In serata precisazione da parte delle autorità sanitarie cagliaritane: «Nel servizio pichiatrico diagnosi e cura del Santissima Trinità da oltre due anni non è stata praticata alcune terapia elettroconvulsivante: il suo utilizzo - che come detto è nullo da molto tempo - presuppone indicazioni cliniche e normative ben precise, come la presenza di pazienti con gravissime depressioni farmacoresistenti con rischio elevatissimo di morte (per esempio per interruzione dell'alimentazione o suicidio)».

«Il comunicato diramato ieri – si conclude – è molto fuorviante in quanto lascia intendere un utilizzo spregiudicato e diffuso della pratica che non corrisponde minimamente alla realtà, perlomeno a quella dell’Asl 8».

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