La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, sei mesi di attesa per curare un tumore

di Nadia Cossu
Alghero, sei mesi di attesa per curare un tumore

In una lettera aperta la preoccupazione di un gruppo di pazienti: «È inaccettabile che la burocrazia vinca sul malato»

23 aprile 2016
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ALGHERO. In lista d’attesa da sei mesi, con un tumore alla prostata in fase iniziale, a qualcuno diagnosticato tempo fa, ad altri più di recente. In un primo momento sono fiduciosi perché in Urologia, ad Alghero, viene loro prospettata la “fortunata” possibilità di sconfiggere la malattia con una metodica non invasiva: la brachiterapia. Senza dover quindi passare per il classico intervento chirurgico-demolitivo. Dopo aver assorbito la botta iniziale della diagnosi ritrovano speranza e il primario Angelo Tedde li inserisce in una lista d’attesa.

Ma passano i mesi e la chiamata per la brachiterapia non arriva. E allora alcuni pazienti prendono carta e penna e affidano a una lettera indirizzata alla Nuova Sardegna tutta la loro angoscia. «La nostra fiducia sta venendo davvero a mancare – scrivono – e sta lasciando il posto a una profonda preoccupazione».

Cosa succede? La richiesta di spiegazioni a dottor Tedde è d’obbligo e la risposta del direttore di Urologia dell’ospedale civile di Alghero arriva puntuale e cortese: «Purtroppo ogni settimana, da mesi, ricevo le proteste dei pazienti. Posso solo dire che ci sono problemi legati alla gestione del materiale radioattivo (la stanza dove conservare i semi prima di essere impiantati e il percorso fino alla sala operatoria) e alla regolamentazione dell’antincendio. Nonostante il documentato impegno da parte della direzione generale della Asl non si riescono ancora a superare queste problematiche». Così la lista d’attesa si fa sempre più lunga e l’ansia dei malati più insopportabile.

La brachiterapia è una soluzione terapeutica alternativa nel trattamento del cancro della prostata in fase iniziale. Consiste nel posizionamento, in anestesia generale, di piccoli semi radioattivi all’interno della ghiandola che distruggono le cellule tumorali della prostata irradiandola. Una pratica che dal 2002 a oggi proprio con l’èquipe di Tedde (al Santissima Annunziata) ha ottenuto ottimi risultati e a partire dal 2008 la tecnica è stata ulteriormente affinata. Questo ha permesso in 13 anni di realizzare ben 213 interventi programmati anche se, purtroppo, per problemi logistici non è mai stata trasferita nel presidio di Alghero. Fino a oggi almeno.

«Siamo tutti seguiti in Urologia ad Alghero – scrivono i pazienti – Ma nonostante le nostre continue e periodiche sollecitazioni (il 60% di questo gruppo è in lista d’attesa da dicembre 2015) dottor Tedde non è più in grado di garantire la ripresa di questa attività in tempi ragionevoli per svariati intoppi burocratici legati alla sicurezza del trasporto dei semi radioattivi. Ci è stato riferito che dopo la nascita dell’Azienda ospedaliero universitaria la brachiterapia doveva essere immediatamente trasferita ad Alghero. Fino a dicembre 2015, infatti, questo servizio, come ci è stato spiegato, veniva praticato all’ospedale civile di Sassari sempre dall’équipe di Tedde. Oggi, a distanza di mesi, non riusciamo a comprendere i motivi che impediscono l’immediata ripresa della brachiterapia». E allora chiedono aiuto, sperano che chi di dovere velocizzi i tempi e ragioni sul fatto che un malato – e soprattutto la sua voglia di guarire – valgono molto più di tutte le pratiche burocratiche di questo mondo.

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