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No ai diktat del Pd, Mario Bruno in pausa di riflessione

di Gian Mario Sias
No ai diktat del Pd, Mario Bruno in pausa di riflessione

Il sindaco non gradisce le condizioni di pace volute dai dem Dovrebbe azzerare la giunta: prima deve parlare con i suoi

19 novembre 2015
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ALGHERO. Chi lo conosce bene, tra i suoi sostenitori come tra i suoi avversari, era pronto a scommetterci. «Non accetterà mai queste condizioni, più che un accordo sarebbe una resa, il riconoscimento di un fallimento», era la previsione più gettonata tra i più intimi.

E così è stato. Mario Bruno declina l’invito degli ex amici democratici a sconfessare se stesso e le scelte fatte negli ultimi due anni scarsi. Il sindaco di Alghero tira dritto per la sua strada. La perlustrazione in via Mazzini, tanto per capire che aria tirasse e se ci fossero i margini per una ricucitura che immaginava più soft e graduale, non ha portato da nessuna parte.

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Il sindaco non si sbottona più di tanto, prima dovrà discutere ancora con i suoi e poi dovrà dare una risposta al segretario cittadino del Pd, Mario Salis. Sino a quel momento nessuna dichiarazione ufficiale, ma il suo ragionamento è chiarissimo e porta verso una sola direzione. Due giorni fa la segreteria del Pd ha dettato le condizioni in cambio delle quali si poteva firmare la pace, dicendogli chiaramente che si poteva tornare tutti insieme solo se lui avesse ammesso di aver bisogno del Pd come dell’aria e avesse azzerato tutto, ma proprio tutto, dell’attuale assetto amministrativo.

Bruno non si sbilancia ma non sembra troppo convinto: un conto è discutere di tutto, anche del programma, un altro è pretendere da lui che indossi il cilicio prima di presentarsi ancora in via Mazzini. «Pare di capire che per il Pd sia dirimente sapere se l’attuale coalizione che sostiene la giunta sia composta da 12 o da 13 consiglieri – è l’unica riflessione del sindaco – ma non c’è alcun dubbio, la coalizione conta su 13 consiglieri».

Pallottoliere alla mano, sono la maggioranza, perciò «si va avanti ancora più decisi e determinati di prima», dice Mario Bruno. Spediti come un treno. «Ora tutti devono sentirsi come locomotive – spiega – non ci sono più vagoni». Anche i tentativi di distensione con l’Udc sono falliti. «Le loro parole sono chiare e non lasciano margine a interpretazioni». Ognuno per la sua strada. Almeno per ora.

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