La Nuova Sardegna

Alghero

Surigheddu: progetti per il rilancio ma tutto resta fermo

di Gianni Olandi
Surigheddu: progetti per il rilancio ma tutto resta fermo

Da 25 anni rappresenta il simbolo dell’incapacità gestionale I terreni appartengono al Monte Pascoli della Regione

17 ottobre 2014
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ALGHERO. Da oltre 25 anni le aziende agrarie di Surigheddu e Mamuntanas rappresentano il simbolo dell'incapacità gestionale di un bene pubblico in possesso di enormi capacità produttive ma abbandonato a sè stesso. Un argomento che ciclicamente ritorna di attualità e che stavolta viene chiamato in causa da Eugenio Maddalon, storico rappresentante nel territorio della Confederazione Italiana Agricoltori, e ora presidente onorario per la Sardegna della stessa organizzazione sindacale.

«Una delle azioni più utili che debbono essere assunte per il recupero di economia e occupazione nel territorio - sostiene Maddalon - è quella di mettere in produzione ai fini agro produttivi, oltre che turistico sociali, le tenute di Surigheddu e Mamuntanas. Fino a oggi, da quando sono state acquisite al Monte Pascoli della Regione, le aziende hanno vissuto con prospettive di utilizzo le più disparate ma mai con la precisa finalità di metterle in produzione». Una evidente responsabilità della classe politica, senza distinzioni di appartenenza, che ha governato la Regione in questo ultimo quarto di secolo. «C'è stato un momento - ricorda Eugenio Maddalon - durante il quale si è registrato un accordo trasversale: nel 2013 i consiglieri regionali Mario Bruno, Pietrino Fois e Carlo Sechi presentarono una mozione nella quale si chiedeva l'avvio delle procedure per l'uso dei terreni a fini produttivi. Ma la mozione non venne neanche discussa perchè era ormai tempo di elezioni per la Regione e i Comuni di Sassari e Alghero».

Attualmente le due aziende agrarie sono oggetto di una occupazione generalizzata da parte di non meglio specificati operatori zootecnici, una piccola porzione è stata assegnata alla Facoltà di Agraria dell'Università di Sassari ma per tutto il resto, dai caseggiati alle stalle, dai silos ai magazzini, vige il totale abbandono. Il presidente onorario della Cia Sardegna rilancia: «Una parte di Surigheddu potrebbe essere destinata a Parco attrezzato, polmone verde di una città turistica come Alghero, con spazi per il tempo libero e le attività sportive. Ma quella maggioritaria, fertile, deve essere destinata a culture intensive ortofrutticole di qualità, compreso un centro per la lavorazione e conservazione dei prodotti che potrebbe dare lavoro a circa 400 unità lavorative».

Maddalon indica anche gli atti pubblici da adottare: una delibera della giunta regionale di concessione dei terreni al Comune di Alghero e la sottoscrizione tra la stessa regione e l'ente locale di un protocollo di intesa sulle risorse da destinare nel quinquennio (15-20 milioni di euro all'anno) fino al raggiungimento degli obiettivi. Da sindacalista della gente delle campagne Maddalon non molla il vecchio sogno.

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