La Nuova Sardegna

Alghero

«Non ha sparato lui, ma suo fratello»

di Andrea Massidda
«Non ha sparato lui, ma suo fratello»

Durante il confronto all’americana Mbaye Diop scagiona Gianluca Vacca: disposta immediatamente la scarcerazione

25 luglio 2014
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ALGHERO. La notte di sabato 28 giugno a sparare sulla gamba di Mbaye Diop, scatenando il finimondo in via Cagliari, non fu il ventiduenne Gianluca Vacca, ma il fratello Roberto, tre anni più grande e molto somigliante al giovane poi finito in cella con l’accusa di tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco clandestina. Ne è convinto lo stesso ambulante senegalese, vivo per miracolo, che ieri mattina ha subito riconosciuto il suo vero aggressore durante un confronto all’americana richiesto dal sostituto procuratore Gianni Caria, titolare dell’inchiesta.

Colpo di scena. Una ricognizione opportuna: non tanto perché, quando si era consegnato ai carabinieri, il ragazzo rinchiuso per venti giorni nel carcere di Bancali aveva raccontato di essere totalmente estraneo ai reati che gli venivano contestati, ma soprattutto perché il fratello maggiore si era subito autoaccusato di aver fatto fuoco. E quella confessione ha infatti trovato conferma durante l’incidente probatorio: Diop, messo a scegliere davanti a nove uomini, non ha avuto un attimo di esitazione e rivolgendosi al gip Antonello Spanu e al pm ha indicato il tipo con la targhetta numero 4. Roberto Vacca, appunto.

Scarcerazione immediata. Così nel pomeriggio di ieri Gianluca ha riacquistato la libertà, mentre adesso la Procura dovrebbe verosimilmente chiedere al gip una misura cautelare nei confronti del fratello reo confesso, che altrimenti resterebbe indagato a piede libero. Scontata la soddisfazione da parte dell’avvocato Elias Vacca, difensore di entrambi i ragazzi (le posizioni dei due non sono in contrasto, anzi). «Mi fa piacere che il dubbio investigativo si sia risolto proprio come noi sostenevamo», è il suo laconico commento. Ma anche dalle parole di Gabriella Marogna, legale di Mbaye Diop oltre che console onorario del Senegal, si percepisce un certo compiacimento per l’esito dell’incidente probatorio. «Mi sento di fare i complimenti alla Procura - dice -, perché è assai raro assistere a una richiesta di ricognizione e questo scrupolo per la ricerca della verità fa onore al magistrato».

Gli altri dubbi. Naturalmente le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo provinciale assieme ai colleghi della compagnia cittadina, non possono considerarsi concluse: le questioni da chiarire sono anche altre. Tanto è vero che, sempre ieri, è stato affidato al medico legale Franco Lubinu l’incarico di effettuare una perizia volta stabilire se chi ha sparato all’ambulante voleva realmente ucciderlo o soltanto ferirlo. E si attendono i risultati dei rilievi dattiloscopici sulla pistola.

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