La Nuova Sardegna

Stefano Fresi: «Io sacerdote dalla parte degli umili»

di Alessandro Pirina
Stefano Fresi: «Io sacerdote dalla parte degli umili»

L’attore di origini sarde protagonista con il film di Roberto De Paolis “Cuori puri” nella sezione “Quinzaine des réalisateurs”

28 maggio 2017
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CANNES. È arrivato il giorno della Palma d’oro. Oggi si conclude l’edizione numero 70 del festival di Cannes. Nessun film italiano in concorso, ma quest’anno sulla Croisette il tricolore era più che rappresentato. Monica Bellucci madrina, Claudia Cardinale volto del manifesto, Paolo Sorrentino giurato. E ieri l’incoronazione di Jasmine Trinca come migliore attrice per “Fortunata” di Sergio Castellitto, premiata nella sezione “Un certain regard” dalla giuria presieduta da Uma Thurman. Ma nel cartellone di Cannes erano presenti anche altre pellicole italiane che hanno colpito pubblico e critica più di altre selezionate per il concorso. Tra queste “Cuori puri”, opera prima di Roberto De Paolis, presentata alla “Quinzaine des réalisateurs”. Una storia d’amore e di periferia tra integralismo religioso, campi Rom e coatti romani di Tor Sapienza. Stefano, interpretato da Simone Liberati, e Agnese, che ha il volto di Selene Caramazza, anime che più diverse non potrebbero essere in una zona di confine dove tutto è più esasperato. Lei, ragazza borghese, alle prese con un imminente voto di castità e una madre bigotta (Barbora Bobulova), e lui ragazzo di borgata che non ha trovato di meglio che fare da guardia a un parcheggio di un centro commerciale che confina con un campo Rom. A provare a mediare tra questi due estremi c’è don Luca, un sacerdote a cui presta il volto Stefano Fresi, romano ma con origini nel cuore della Gallura, a Luogosanto, il paese del padre Antonio Piero, dove lui torna quando gli impegni lo permettono.

Stefano, cosa si prova a presentare un film a Cannes?

«Mi sono sentito come un bambino a cui piace giocare con le macchinine e si ritrova a Maranello. Andare a Cannes è il coronamento di un sogno. C’è gente che capisce veramente di cinema, un pubblico internazionale che va a vedere i film indipendentemente dall’autore o dagli attori. E quando l’opera piace, come è capitato a noi, la soddisfazione è enorme».

Che film è “Cuori puri”?

«Roberto De Paolis ci ha lavorato per tre anni, è stato un progetto lungo e annoso. Voleva raccontare le periferie attraverso uno scontro tra diversi. Uno scontro tra cuori puri, appunto. Che restano puri finché non si intaccano tra loro. Se uno vuole vivere la vita è inevitabile rompere questa purezza».

In questo film per la prima volta interpreta un sacerdote. Si è ispirato a qualcuno?

«Il mio è un ruolo marginale ma bellissimo. Non mi sono ispirato a nessuno in particolare, ma c’è un sacerdote di Largo Argentina, don Fabio Rosini, di cui ho grande stima. È uno che sa parlare ai giovani come agli adulti, ha la capacità di usare un linguaggio diretto. Ho voluto ricreare un sacerdote del genere».

Qual è il suo rapporto con la Chiesa?

«Sono cresciuto a Centocelle in un contesto cattolico, poi me ne sono allontanato. Da giovanissimo suonavo l'organo alle 6 del mattino».

Dopo “Smetto quando voglio” il cinema si è accorto di Stefano Fresi: dal 2014 ha girato 11 film.

«Questi anni sono stati il senso della mia lunga gavetta. Finalmente dopo i grandi sacrifici miei e della mia famiglia e spettacoli organizzati con due lire, dal mio lavoro posso campare e pagare il mutuo».

Gira voce che sia diventato vegano.

«Uno che ha passato l’infanzia a Luogosanto tra maiali e agnelli difficilmente potrà diventare vegano. È vero che sto iniziando ad allontanare la carne perché dopo i 40 anni senza si vive meglio. Ma sarà dura: io ho nel dna la caccia al cinghiale, provengo da una famiglia di cacciatori».

Cosa c’è di sardo nel suo carattere?

«Testardo come mio padre, estremamente campanilista come se in Sardegna ci fossi nato o ci vivessi. E molto ospitale».

C’è qualche regista con cui vorrebbe lavorare?

«Virzì e Tornatore».

Progetti futuri?

«Fra pochi giorni inizierò l’opera prima di Augusto Fornari, “La casa di famiglia”, con Lino Guanciale, Libero De Rienzo e Matilde Gioli. E poi in autunno uscirà il terzo “Smetto quando voglio”, già girato».

E in Sardegna?

«Spero di riuscire a venire per fine agosto. E trattenermi per la Festa manna di Luogosanto».


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