La Nuova Sardegna

«Il mio Rossini: geniale, ironico e scanzonato»

di Monica De Murtas
«Il mio Rossini: geniale, ironico e scanzonato»

Il cantante stasera al Verdi per “Musicomica” «Filmati, gag e tanta improvvisazione col pubblico»

27 maggio 2017
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Gran finale al teatro Verdi per “Musicomica” la rassegna organizzata da Teatro e/o Musica incentrata su virtuosismi musicali e gag comiche ospiterà questa sera alle 21, in anteprima regionale assoluta, un artista italiano emblema di questo genere di spettacolo, l’amatissimo Elio. Cantante, compositore, musicista ed attore nel 1979 all’età di 18 anni fonda la band “Elio e le Storie Tese” di cui è il travolgente front man. Voce solista Elio si esibisce suonando anche il flauto traverso, strumento in cui si è diplomato al Conservatorio di Milano per poi perfezionare i suoi studi con una laurea insolita per un artista: ingegneria elettronica. In questa nuovo progetto dal titolo “Cantiere opera” Elio ha come compagno di avventura un altro artista di eccezione Francesco Micheli: regista d’opera e direttore artistico della Fondazione Donizetti di Bergamo e dello Sferisterio di Macerata. Elio e Francesco Micheli appaiono in locandina uniti graficamente in un unico volto: artefici, protagonisti, autori e narratori in scena di uno spettacolo dallo schema originale e innovativo. «Il nostro intento – dice Elio – è quello di far conoscere e apprezzare la lirica al pubblico dei non appassionati. Ci rivolgiamo a loro per mostrare questo infinito universo da esplorare, la lirica è viva e resta il genere più rappresentato al mondo. Abbiamo debuttato a Firenze ma la nostra prima replica è a Sassari e sono felicissimo di iniziare il tour proprio dall’amatissima Sardegna dove dopo l’esperienza con il coro di Neoneli torno spessissimo».
Coltiva da sempre questa passione per la lirica?
«In realtà no, pur essendo un musicista di formazione classica non apprezzavo la lirica, mi annoiava. Poi nel 1998 partecipai ad un progetto di Azio Corghi per il Rossini Opera Festival che metteva insieme cantanti lirici e voci come la mia. E’ stato in quell’occasione che ho cominciato ad apprezzare l’opera, ero entusiasta di rincontrare il suono dell’orchestra e cantanti giovani che mi insegnarono a vedere in modo nuovo il recitar cantando. Vorrei condurre il pubblico attraverso un percorso simile a quello che ho percorso io. L’opera l’abbiamo inventata noi eppure in terra natia è ora meno apprezzata che nel resto del mondo. Un fenomeno italiano incomprensibile, non riusciamo a valorizzare il nostro patrimonio artistico accade con l’opera e con altri tesori come ad esempio il canto sardo».
Com’è strutturato “cantiere opera”?
«L’elemento narrativo è fondamentale ma non immaginatevi uno schema rigido perché per me l’elemento improvvisazione è fondamentale. Per “arrivare” le cose devono nascere al momento e a noi piace coinvolgere anche il pubblico. Poi naturalmente ci sono filmati, gag, colpi di scena e musica dal vivo con Simone Soldati al pianoforte e la soprano Laura Macri che saranno con noi stasera per presentare una versione rivoluzionaria della vita e delle opere del geniale musicista Gioachino Rossini».
Perché rivoluzionaria?
«Perché siamo abituati a identificare Rossini con un busto di marmo, un signore dall’aria austera. In questo spettacolo invece facciamo rivivere Rossini, lo vediamo sul palco in carne ed ossa, lo interpreto io. Per amare le cose bisogna conoscerle, per apprezzare un autore bisogna innamorarsi di lui come essere umano, scoprire ad esempio che quando ha scritto il “Barbiere di Siviglia” era un ragazzo ironico di 24 anni che scriveva musica come le star del pop di oggi. Poi a 37 anni dopo aver rivoluzionato il mondo musicale allora conosciuto smise di comporre e fece il baby pensionato».
Oltre Rossini “cantiere opera” ha realizzato spettacoli su altri compositori?
«Per ora sono state affrontate le figure dei “padri” della lirica: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini».
Tra tutti i grandi autori che interpreta in questo progetto quale sente più vicino a lei? «Rossini è quello in cui mio immedesimo di più, mi piace la sua musica, il suo gusto per l’innovazione e il suo modo di vedere la vita. E poi anche io sarei andato in pensione a 37 anni se solo avessi potuto».
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