La Nuova Sardegna

il festival di cannes

“Cuori puri” De Paolis racconta  Tor Vergata

di Francesco Gallo

CANNES. Dopo la periferia romana di “Fortunata” di Sergio Castellitto, arriva con “Cuori puri” quella forse più autentica del quartiere di Tor Sapienza, raccontata da Roberto De Paolis nella sua...

24 maggio 2017
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CANNES. Dopo la periferia romana di “Fortunata” di Sergio Castellitto, arriva con “Cuori puri” quella forse più autentica del quartiere di Tor Sapienza, raccontata da Roberto De Paolis nella sua opera prima presentata oggi al Festival di Cannes alla Quinzaine Des Réalisateurs e in sala da oggi distribuita da Cinema.
Nato lungo quattro anni, con tanto di ricerca nelle realtà del territorio, il film va a pescare in tre mondi distinti di questo ambiente ai margini: la chiesa di frontiera, i rom e i giovani senza lavoro tentati dal diventare coatti veri, fin dentro il crimine. «Questo film nasce con processo incerto, ovvero una storia d'amore che poi si è sviluppata in un racconto sociale che viene da una lunga ricerca sul territorio di Tor Sapienza con tanto di frequentazione della chiesa e incontro con don Fabio Rosini. Poi ho messo insieme tutti pezzi di realtà e immaginazione» ha detto ieri a Cannes il regista. A essere “puri”, anche se per motivi diversi, sono Agnese (Selene Caramazza), 18 anni, e Stefano (Simone Liberati) 25 anni, ex coatto in cerca di redenzione che ha trovato il lavoro più assurdo di tutti: difendere le auto degli impiegati di un centro commerciale dal confinante campo di rom pronto a fare danni e rubare. Per Agnese è diverso, vive con la madre bigotta e ansiosa (Barbora Bobulova) che l'ha introdotta in una chiesa evangelica con successo. Ogni giorno Agnese è li ad ascoltare le estemporanee prediche di Stefano (Stefano Fresi) e la sua fede è ormai così forte che, insieme alla sua più cara amica, sta per fare un voto di castità da portare avanti fino al matrimonio. L'incontro tra Agnese e Stefano porterà a entrambi a rivedere le loro rispettive rigidità e tutto questo all'interno di un mondo della periferia in cui ognuno si rifugia in una tana qualsiasi pur di sentirsi in qualche modo protetto. Tra le scene cult del film quella che vede Stefano e il suo amico pusher (Edoardo Pesce) fare una rapina a un alimentari 24h condotto da un mite cingalese.
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