La Nuova Sardegna

«Vi spiego come in Gallura nasce il miglior bianco d’Italia»

di Dario Budroni
«Vi spiego come in Gallura nasce il miglior bianco d’Italia»

L’enologo Siddi racconta i segreti di Sciala vendemmia tardiva

13 maggio 2017
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Il suo mondo è fatto di botti di legno e calici di cristallo. E la sua ultima creatura è un concentrato di sapori e profumi che manda in estasi chi lo beve. I panni del dio Bacco, insomma, gli calzano a pennello. La mente occulta delle Cantine Surrau ha 34 anni, si chiama Mariolino Siddi, e di mestiere fa l’enologo. È da lui che dipende il successo del prodotto. E a proposito di successi, qualche settimana fa ne ha centrato uno niente male. Il vermentino Sciala vendemmia tardiva Docg 2015 è stato votato come miglior vino bianco d’Italia al concorso «Five star wines» dell’ultimo Vinitaly. Roba da pesi massimi dell’enologia. «L’importante, però, è non fermarsi mai. Perché questo è un mondo in continua evoluzione» dice Siddi tra le botti della cantina di Surrau, alle porte di Arzachena, un posto che fa luccicare gli occhi anche agli astemi.

Migliore in italia. La punta di diamante di Surrau, il progetto partorito dalla mente del patron Tino Demuro, è sicuramente lo Sciala, un vermentino di Gallura Docg. Per quattro anni consecutivi è stato premiato con i «Tre bicchieri» della guida del Gambero Rosso. E lo Sciala vendemmia tardiva, che ha appena trionfato al Vinitaly, è una sua evoluzione. «Nasce da uve super selezionate – spiega l’enologo Mariolino Siddi -. E a differenza del classico Sciala, la vinificazione avviene in vasche di cemento, in botti di legno e poi in quelle di acciaio. È una rivisitazione in chiave moderna della tradizione vitivinicola di queste zone». L’enologo, per alzare ancor di più il livello dello Sciala vendemmia tardiva, ha avuto una intuizione: «Lo abbiamo lasciato un anno in più in bottiglia. Infatti quello che ha vinto è il frutto della vendemmia 2015. Il vermentino, nella bottiglia, non si rovina. Si evolve».

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Il vino nel sangue. Per ottenere risultati del genere servono fantasia, esperienza e tanto coraggio. Elementi che Mariolino Siddi ha cominciato a immagazzinare fin da bambino. «Io sono di Sant’Antioco e laggiù mio nonno aveva una vigna – racconta -. Diciamo che sono cresciuto nel contesto giusto. Ho studiato al liceo scientifico e mi sono laureato in enologia a Pisa». Poi, dopo un breve ritorno in Sardegna, ha girato il mondo. Prima in Nuova Zelanda, poi in Francia. «Alla fine sono tornato nell’isola, perché penso che sia fondamentale valorizzare le tradizioni di questa terra. Alle Cantine Surrau sono arrivato nel 2010. Devo ringraziare Tino Demuro, perché ha avuto il coraggio di affidarsi a me. Ero molto giovane e con poca esperienza».

Evoluzione continua. Mariolino Siddi, quando ha qualche giorno libero, prende l’aereo e va alla scoperta di altre realtà. «Bisogna conoscere, scambiarsi idee, vedere cosa fanno gli altri – dice -. E poi bisogna provare, a volte si sbaglia e a volte no». L’enologo di Surrau non andrebbe mai via dalla Sardegna. «Questa isola produce grandi vini ma potrebbe dare ancora di più. Le potenzialità sono enormi e ancora tutte da scoprire. La cosa importante, però, è non stravolgere nulla. Quando bevi lo Sciala, per esempio, senti il profumo della Gallura».

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