Quando Veronelli scoprì il Tuvaoes di Usini
Per primo del Tuvaoes si è innamorato Gino Veronelli. Era il 1986 e allora si chiamava "Selezione Billia Cherchi". Si sarebbe chiamato "Tuvaoes" dal 1987, ne venivano prodotte tremila bottiglie (ora...
Per primo del Tuvaoes si è innamorato Gino Veronelli. Era il 1986 e allora si chiamava "Selezione Billia Cherchi". Si sarebbe chiamato "Tuvaoes" dal 1987, ne venivano prodotte tremila bottiglie (ora se ne fanno 55 mila all'anno) ed era destinato a rivoluzionarei i bianchi sardi. A Veronelli piaceva questo Vermentino così diverso dagli altri e ne parlava e ne scriveva spesso. Elegante, al profumo di fiori di campo, con quel finale amarognolo e con note che ricordavano la foglia di pomodoro, come se fosse un Sauvignon, grazie a quel singolare "profumo di pipì di gatto", come diceva il principe dei critici enologici italiani.
"Eh no_ diceva zio Billia Cherchi, il produttore_ questo è il nostro Vermentino di Usini. Quei profumi sono dovuti ai terreni calcarei e al microclima particolare dei nostri vigneti".
Zio Billia nel mondo del vino ci era nato, suo padre aveva una frequentatissima osteria in via Lamarmora, a Sassari, proprio accanto a quel Sannia della canzone. Ma non immaginava certo di fare un vino da mettere in bottiglia da vendere fuori della Sardegna. E l'altro giorno si è commosso quando il Tuvaoes ha festeggiato i trenta anni di vita, soprattutto quando ha assaggiato il vino delle trenta vendemmia passate scoprendo la grande longevità del suo bianco più celebre. Ma ai numerosi intervenuti alla festa e al convegno i Cherchi hanno voluto riservare un'altra sorpresa: delle bottiglie di Tuvaoes frutto dell'assemblaggio di tre annate, il 2011 (25%), il 2012 (il 25%) e il 2013 (50% ) e una etichetta celebrativa preziosa, da collezionare.
Pasquale Porcu