La Nuova Sardegna

Nel nome di Sergio Atzeni, così nacque l’intesa tra Sardegna e Sicilia

Nel nome di Sergio Atzeni, così nacque l’intesa tra Sardegna e Sicilia

Stefano Salis, oggi firma del Sole 24 Ore, racconta come vent'anni fa per la sua tesi di laurea conobbe Camilleri

29 aprile 2017
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CAGLIARI. È stato uno studente di Lettere dell’università di Cagliari il primo in Italia a discutere – a metà degli anni Novanta – una tesi di laurea su Andrea Camilleri. Stefano Salis, originario di Sant’Antioco (oggi firma di punta e nel team di direzione del Sole 24 Ore), accetta la proposta del suo professore, Giuseppe Marci che gli dà un numero di telefono di una casa di Roma al quale risponde l’inventore del commissario Montalbano. Camilleri chiede: «E come mai da Cagliari volete studiarmi? Da dove viene questa proposta?». Salis gli parla del suo insegnante di Letteratura italiana, del linguaggio, della scritttura di Sergio Atzeni e così il patto Sardegna-Sicilia si consolida.

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Salis si era occupato di Camilleri un anno prima della laurea, nel settembre del 1997, quando scrive uno dei primi saggi per la rivista trimestrale di cultura “La grotta delle vipera” diretta dallo scrittore Antonio Cossu ed edita dalla casa editrice cagliaritana Cuec. In quello stesso numero compare un pezzo di Camilleri dal titolo “Il Patto”. Iniziava così: «Tutta vestita di nìvuro, tacchi alti, cappellino fuori moda, borsetta di pelle lucida appesa al braccio destro, la signora (perché si capiva benissimo ch'era una signora e d'antica classe) procedeva a passi piccoli ma decisi sul ciglio della strata occhi a terra, incurante delle rare auto che la sfioravano». In quello stesso numero, arricchito da bozzetti di Pinuccio Sciola, quattordici pagine dello studente Stefano Salis dal titolo: «In attesa della mosca: la scrittura di Andrea Camilleri».

Vent’anni fa Salis scriveva: «Nella storia vicina delle nostre lettere il fenomeno Camilleri si potrebbe paragonare, tenendo presenti le diverse specificità, solo a quello di Gesualdo Bufalino. Non a caso, come Camilleri, pure lui siciliano; non a caso, pure lui, lanciato dall'intelligente editore Sellerio». Salis ricordava che “Il gioco della mosca” era l’unico non uscito nella collana “La Memoria”. Dopo aver citato Giuseppe Petronio, scriveva: «La narrativa di Camilleri contribuisce a dare ragione e conto di quella che è stata ed è la Sicilia, che egli, in prima persona, ha vissuto e amato». (g.m.)

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