La collana della Nuova, oggi il primo “noir”
Giovedì al museo Tribu di Nuoro la presentazione dell’iniziativa
NUORO. Le tante case editrici che a Nuoro sono cresciute, l’eredità dei grandi scrittori del passato, l’attualità fatta dalle nuove generazioni di autori che ai piedi dell’Ortobene sono cresciuti o hanno lasciato il cuore: alla presentazione nuorese della collana della Nuova Sardegna “I maestri del giallo”, ieri sera al museo Tribu, c’era l’orgoglio della cara vecchia Atene sarda che scorre tra un intervento e l’altro. Dai moderatori dell’incontro, i giornalisti Luciano Piras e Pierluigi Piredda, al contributo di uno degli autori della collana, il giudice Mauro Pusceddu: se c’è un filo conduttore che lega l’intera serata è proprio la città di Nuoro e la sua indomabile passione per la scrittura, per le letture, per la cultura.
«Un fermento culturale di una piccola cittadina di provincia – come lo ha definito Luciano Piras – che nonostante le difficoltà continua a imporsi». «Il senso di questa collana di libri gialli allegata al giornale – ha spiegato il direttore della Nuova Sardegna, Andrea Filippi – oltre a essere ovviamente una operazione commerciale, è quello di essere una grande operazione culturale e di valorizzazione delle eccellenze sarde». A chi gli chiede quanto e se, nella sua passione per la scrittura, abbia influito Grazia Deledda, Mauro Pusceddu – autore del libro “Il mio vero nome”, il settimo volume della collana in edicola da oggi – preferisce ricordare l’influenza che nella sua grande voglia di scrivere ha avuto il suo essere un lettore onnivoro. «Ma soprattutto – precisa il giudice-scrittore nuorese – nella mia scrittura ha influito molto la mia esperienza nel collettivo Elias Mandreu, insieme a mio fratello Andrea e al mio amico Eugenio Annicchiarico. Abbiamo cominciato a scrivere per gioco, poi quel gioco è durato cinque anni, ed è stato contemporaneamente una nascita e un modo di ritrovarci».
In quella esperienza letteraria, racconta ancora Mauro Pusceddu, l’influsso e l’influenza esercitato da Nuoro nella vicenda raccontata in “Nero riflesso” si sente parecchio anche se la città non viene mai nominata. E anche se – l’autore lo precisa poco dopo – in realtà la città nella quale si muovono i personaggi dei suoi romanzi è frutto, più che altro, di un insieme di scenari in parte immaginari, in parte no. Ma questo, sottolinea l’autore di “Il mio vero nome”, è il bello della scrittura. «Fare il giudice – spiega, rispondendo a una domanda – è per me molto diverso da fare lo scrittore. Da giudice devo mettere in ordine una serie di tasselli e fare i conti con la realtà. Per me, invece, scrivere è un atto totalmente libero, non mi salterebbe mai in mente di parlare di fatti reali, e questa in fondo è una caratteristica della scuola di giallisti sardi. Nessuno parla di vicende conosciute, forse per non riaprire vicende dolorose per tutti, appropriarsene e restituire il dolore a chi magari stava cercando di dimenticarlo».
Il sindaco di Nuoro, Andrea Soddu, intervenuto anche lui nella sala del museo Tribu piena fino ai corridoi – gli chiede se ed eventualmente quanto lo studio del diritto abbia influenzato la sua scrittura, come era successo per il grande Salvatore Satta. «Satta – risponde Mauro Pusceddu – nella sua scrittura ha sicuramente avuto un peso filosofico, e in diversi suoi libri ricorre il tema del giudizio. Lui è un teorico del giudizio. Il mio, invece, è più un approccio storico e umano».
Ma tra una domanda e l’altra rivolta all’autore, in più occasioni ritorna il tema della città, di Nuoro, e dell’influenza che ha esercitato sulle vicende raccontate nei libri di Pusceddu e del collettivo Elias Mandreu. «La città ha certamente avuto un peso – spiega – io sono nato e cresciuto a Nuoro, ma i miei genitori sono di Guasila, dove è nato anche Giulio Angioni. Per me sono questi, i luoghi cari. Se scrivi un noir la città è importante. Per chi ama il cinema, pensi a una scena di Blade runner: in un noir si guarda la città dall’alto e la si vive dall’interno. Un noir è attraversare un luogo oscuro, un giallo, invece, è un luogo più rassicurante. In un noir si svela un lato oscuro di tutti, anche del narrante».