La Nuova Sardegna

Fois e Soriga: «Un’ isola piena di storie noir»

di Roberto Sanna
Fois e Soriga: «Un’ isola piena di storie noir»

Presentata ieri a Sassari la nuova collana di libri Al via venerdì 21 con “Il terzo suono” di Mannuzzu

15 aprile 2017
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SASSARI. Un gioco di trame, racconti, emozioni, delitti e misteri sul palco del Teatro Civico con alcuni degli autori della collana dei “Maestri sardi del giallo”, che sarà in edicola da venerdì 21 aprile per otto settimane (a 7,90 euro più il prezzo del quotidiano) con “La Nuova Sardegna”. Il titolo inaugurale sarà “Il terzo suono” di Salvatore Mannuzzu. Ieri a Palazzo di Città c’è stata la presentazione ufficiale dell’iniziativa, con una serata condotta da Giuliano Marongiu con gli scrittori Marcello Fois, Mauro Pusceddu e Flavio Soriga, il professor Manlio Brigaglia, e il direttore Andrea Filippi e Costantino Cossu a rappresentare La Nuova Sardegna.

L a serata, cominciata con i saluti istituzionali del sindaco Nicola Sanna, è stata anche l’occasione per intavolare una discussione sul filo conduttore di questa collana: il giallo e in particolare il giallo sardo, che a partire dalla fine degli anni Ottanta può vantarsi di avere una vera e propria scuola (o filone o anche sottogenere, come più volta è stato definito) dopo una memorabile recensione di Oreste Del Buono sulle pagine di Panorama. Recensione che è aleggiata sul palco per tutta la durata della presentazione, in un teatro affollatissimo, mentre gli scrittori svelavano i loro segreti e sciorinavano le loro convinzioni sul genere. Il direttore Andrea Filippi, all’inizio, ha voluto subito dare il senso all’iniziativa editoriale: «Questi libri che proponiamo sono bellissimi e la definizione di “Maestri del giallo” forse sta anche stretta agli autori - ha detto -. Sono opere che vanno al di là del genere e meritano di uscire dai confini di quest’isola. Sono anche libri che possiedono la grande capacità di saper leggere la realtà quotidiana sarda e di darle una chiave di lettura, in questo possiamo dire ricalcano il lavoro che ogni giorno facciamo in redazione». E Costantino Cossu ha aggiunto che «tutti gli autori di questa collana hanno un legame particolare col nostro giornale, hanno scritto o continuano a scrivere sulle nostre pagine. Alcuni addirittura prima che diventassero così conosciuti. Un legame che è andato avanti nel corso degli anni, dalle pagine del nostro giornale hanno sempre proposto la loro visione della realtà, a volte con rabbia, altre con amarezza, altre con ironia. E il fatto che la loro visione e le loro analisi siano passate attraverso le pagine della Nuova Sardegna e abbiano contribuito ad animare il dibattito culturale nell’isola è sempre per noi motivo di grande orgoglio».

Il professor Manlio Brigaglia ha voluto subito porre una questione che si è ripresentata più volte durante la discussione: la differenza tra scuola sarda del giallo e scuola del giallo sardo. «Di sicuro i giallisti sardi sono nati con le pagine di Giulio Angioni e Salvatore Mannuzzu, adesso però sono diventati tanti: ormai un terzo di questi autori li ho letti, un altro terzo li ho sentiti nominare e un terzo ancora invece non li conosco proprio».

E poi Marcello Fois ha dato la sua interpretazione di una delle diatribe che anima questo genere letterario: che cos’è il giallo e che cos’è il noir, qual è la linea di demarcazione? C’è chi dice che il giallo è rock ed è la grande musica dell’investigatore mentre il noir è il blues della vittima, Marcello Fois ha fornito una chiave interpretativa più cerebrale e filosofica: «Il giallo è illuminista, è governato dalla ragione. C’è un investigatore che ha fede assoluta nella ragione e attraverso questo arriva alla verità. Il noir invece è freudiano, va alla ricerca del motivo. In sostanza, nel giallo si va alla ricerca di chi è stato, nel noir del perché l’ha fatto». «La Sardegna è ormai l’isola delle storie - ha aggiunto - e quando vedo i miei libri tradotti in tantissimi paesi europei capisco che sono storie che viaggiano oltre i nostri confini». Mauro Pusceddu ha svelato che nella scrittura dei testi deve spogliarsi totalmente del suo lavoro di magistrato, «perché uno scrittore deve creare, deve essere libero di spaziare e non legato ai continui rimandi dei codici». E ha poi raccontato che un giorno che venne invitato a parlare del celebre giallo di Borore si presentò con nonchalance: «E feci male. C’era una tensione pazzesca, sembrava che quel delitto fosse fresco di pochissimi giorni e non datato mezzo secolo». Perché in Sardegna le storie si dimenticano con lentezza.

Di sicuro, ha concluso Flavio Soriga, la Sardegna offre tante occasioni ai giallisti: «Pensate a quello che è successo a Sassari, l’assalto alla sede di una vigilanza con ruspe e Kalashnikov. Fosse accaduto a Ladispoli avrebbero tirato fuori una serie di dieci puntate con più stagioni, invece fuori dell’isola non ne ha parlato nessuno. E forse è anche meglio così, queste storie le teniamo e le gestiamo noi, così abbiamo lo spunto per scrivere tantissimi libri».

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